L'Autorità nazionale anticorruzione interviene sulla vicenda del forno contestato dal sindaco M5s Federico Pizzarotti e sul suo iter di costruzione dopo la denuncia fatta da due avvocati no-termo. Il testo, quindici pagine di cui è in possesso ilfattoquotidiano.it, analizza le criticità del processo
Nell’iter di realizzazione del termovalorizzatore di Parma c’è stata una “distorsione della concorrenza” che avrebbe portato la multiutility Iren a “una posizione di vantaggio” rispetto ad altri potenziali operatori economici. Sono le parole dell’Autorità nazionale anticorruzione, che interviene sulla vicenda del forno di Ugozzolo e sul suo iter di costruzione dopo la denuncia presentata due anni e mezzo fa dai due avvocati no-termo Arrigo Allegri e Pietro De Angelis. In un documento di 15 pagine di cui il fattoquotidano.it è in possesso, l’Autorità che si sta occupando di Expo 2015 traccia un netto giudizio anche sulle vicende che dal 2004 al 2013 hanno portato all’approvazione e poi alla costruzione e accensione dell’impianto di Ugozzolo, soffermandosi in particolare su tre criticità: la convenzione per la gestione del servizio rifiuti, la legittimità delle procedure per la realizzazione del Polo Ambientale integrato (Pai) e gli effetti sulla concorrenza. Punti su cui anche la Procura, che sull’iter di costruzione dell’inceneritore ha aperto un fascicolo, ora non potrà non soffermarsi. “Si tratta di una decisione interlocutoria – spiega l’avvocato Allegri – Ma molto importante perché gli inquirenti stanno indagando sulle fasi di autorizzazione. Il giudizio dell’Anticorruzione in questo senso è inequivocabile”.
Tra le irregolarità emerse, ci sarebbe proprio il ruolo privilegiato di Enìa (oggi Iren), società a partecipazione pubblica che nel 2006 subentrò nella convenzione con il Comune per i servizi idrici e rifiuti al posto della vecchia municipalizzata Amps, ereditandone i contratti. In questo modo la società, avrebbe avuto un vantaggio sugli altri concorrenti per la gestione del servizio e la costruzione dell’inceneritore. “Non può non rilevarsi che proprio grazie a tale eredità Enìa, quale soggetto operante nel campo dei rifiuti, si sia trovata in una posizione di indubbio vantaggio rispetto ad altri possibili operatori economici operanti nel medesimo campo – si legge nel documento – ed abbia anzi esercitato in una posizione che potremmo definire certamente di vantaggio (se non anche esclusiva)”. L’accordo per la realizzazione del Pai era stato firmato quando ancora la società era del Comune, e nella pratica, secondo l’autorità nazionale, l’ha resa “l’unica possibile realizzatrice del Pai”, conferendole una posizione di privilegio: anche se il servizio di gestione rifiuti si mettesse a gara, l’impiantistica rimane totalmente in mano a Iren, con una evidente “distorsione della concorrenza”.
Ma le irregolarità comincerebbero ancora più lontano, proprio dalla convenzione con cui nel 2004 Ato2, l’Autorità d’ambito territoriale, affidava ad Amps, la vecchia municipalizzata per i servizi (poi diventata Enìa e oggi Iren), il trattamento e l’avvio al recupero e allo smaltimento dei rifiuti. Tutte fasi che escludevano quindi lo smaltimento in un impianto come quello di Ugozzolo. Nel 2007 però, Comune ed Enìa “con un’interpretazione estensiva” della convenzione, inseriscono anche l’inceneritore, e quindi un impianto di recupero del rifiuto. E questo, nonostante tale attività fosse specificatamente esclusa dalla convenzione, come contesterà anche nel 2011 l’Antitrust. L’accordo poi, sarebbe in scadenza a dicembre 2014, ma stranamente l’Atersir, autorità regionale per i servizi idrici e rifiuti, per ora non si è ancora mossa sul da farsi. Come fa notare l’Autorità Anticorruzione, “non risulta che abbia ancora concretamente avviato le procedure per l’affidamento del servizio integrato di gestione rifiuti”.
Anche sul fatto che la realizzazione e la gestione dell’inceneritore siano state affidate a Iren, l’Autorità ha qualcosa da dire: con la trasformazione di Amps in Enìa la società infatti ha ereditato compiti e contratti di una ex municipalizzata. Ma Enìa, che inizialmente era una società a partecipazione pubblica, in seguito è diventata un soggetto privato, e quindi l’inceneritore è da ritenersi “un’opera di pubblico interesse realizzata da un soggetto privato”. Per questo per l’Anticorruzione si rilevano inadempienze amministrative, come la mancanza del pagamento degli oneri concessori, oppure il fatto che per le opere di urbanizzazione primaria come l’adeguamento stradale e la realizzazione di fognature, o quelle di compensazione ambientale, come la riforestazione intorno al forno, fosse necessario procedere con una gara pubblica. E tra questi interventi, sempre per l’Autorità, sarebbe da ricomprendere anche la rete per il teleriscaldamento, ancora non ultimata a Ugozzolo.