Le centomila persone che hanno marciato per la pace e contro le guerre da Perugia ad Assisi possono piacere o meno, ma sicuramente non possono essere derubricate a “non notizia”, eppure è accaduto. Se non fosse stato per i servizi trasmessi dalla Rai, che questa volta ha fatto il suo dovere di servizio pubblico, per alcune emittenti private, e per qualche giornale (tra questi Il Fatto Quotidiano, l’Avvenire, il Manifesto), l’evento sarebbe stato letteralmente oscurato. Eppure lungo i 24 chilometri che vanno da Perugia ad Assisi si sono ritrovate oltre centomila persone, diverse per convinzioni politiche, religiose, culturali, ma unite dal rifiuto della logica della guerra, del terrorismo, della esclusione sociale, del razzismo. Tra loro moltissimi erano i giovani e i giovanissimi, quelli che non si vedono più alle manifestazioni sindacali o di partito.
Non erano né renziani, né antirenziani e non erano neppure interessati all’ultima rissa casalinga, perché il loro cuore e la loro mente era sintetizzata sul mondo, sulle guerre cancellate, sulla resistenza dei curdi, sui diritti civili cancellati, sui trafficanti di armi e i mercanti di morte, sul rifiuto delle politiche di riarmo a cominciare dall’acquisto dei caccia F35…Nel corteo, senza soluzione di continuità, sfilavano credenti, non credenti, diversamente credenti, moderati e radicali, ragazze e ragazzi delle parrocchie e dei centri sociali, insieme alle figure storiche della pace da Padre Zanotelli a Don Luigi Ciotti a Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace. Mondi così diversi e, per alcuni aspetti, anche distanti, si sono ritrovati attorno ad un progetto comune e hanno dato vita alla più grande manifestazione contro la “terza guerra mondiale”, per usare l’espressione di Papa Francesco, sin qui promossa in Italia, in Europa, nel mondo.
Questo pezzo di Italia non piace e non interessa perché non è a disposizione di presunti uomini della provvidenza o dell’ultimo demagogo di turno. Qualche ora prima della marcia Perugia-Assisi si era svolto il raduno di Milano, dove leghisti e militanti di Casapound avevano alzato il grido di sempre contro immigrati, inclusione sociale, accoglienza. Alle loro urla sono state dedicate ore e ore di trasmissioni, puntate intere di talk show, paginate sui principali quotidiani. Le loro urla hanno sovrastato e oscurato i centomila della marcia della pace. Eppure chiunque vorrà alzare un argine, civile e culturale ancor prima che politico, nei confronti dei tanti aspiranti Le Pen di casa nostra, dovrà ripartire da queste esperienze di civismo e di partecipazione democratica.
Prossima tappa di questa lunga e silenziosa marcia, saranno gli stati generali dell’antimafia, promossi da Libera, e che si svolgeranno a Roma dal 23 al 26 ottobre. Sarà una straordinaria occasione per “illuminare” chi, ogni giorno, contrasta malaffare, mafie e camorre e preferisce costruire ponti piuttosto che alzare i muri della esclusione contro ogni diversità e differenza.