Dodici pezzi che spiazzano per la capacità di raccontare un’unica grande storia. Grande cura dei particolari in termini di armonie, arrangiamento e scelta dei suoni
L’opera musicale di Paolo Benvegnù si arricchisce di un nuovo intenso capitolo. E’ uscito per l’etichetta Woodworm il nuovo album in studio da solista dell’ex leader degli Scisma, dal titolo Earth Hotel. Il disco, registrato in Italia e missato in Slovenia da Michele Pazzaglia, arriva a tre anni e mezzo dal precedente Hermann, che era stato ottimamente salutato da pubblico e critica, e ne rappresenta un’ideale evoluzione in termini di ricerca musicale e concettuale.
Earth Hotel si costruisce come un unico film sotto uno sguardo che corre dal primo all’ultimo piano di un hotel. Questo sguardo entra in ogni stanza, in ogni città, in ogni storia che la popola. Grazie al contrappunto di storie sull’incanto e sul disinganno della vita, Benvegnù costruisce una poetica generale e apolide sull’umanità e sull’esistere. Inevitabile diventa quindi la metafora dell’ascesa, della conquista di un punto di vista più alto sulla Terra. Il leitmotiv del disco è la molteplice declinazione dell’amore. C’è spazio per l’amore paterno, per l’amore che annoia, per quello che distrugge. Si cantano anche le stanze vuote e la solitudine che si proietta verso l’ “altro”, alla ricerca di una redenzione personale. L’assenza è il controcanto che appare in filigrana in molti piani di questo immaginario hotel.
La ricerca letteraria, la scrittura “sapienziale” – quasi profetica – di Benvegnù, le sue prospettive a volo d’angelo, costituiscono la materia prima di questo nuovo lavoro. Ma ciò si accompagna ad una cura dei particolari, in termini di armonie, arrangiamento e scelta dei suoni, che è quasi bizantina. Se il legame più forte con il disco precedente è costituito da “Una nuova innocenza”, il resto dell’album rappresenta un deciso passo in avanti. Nei dodici “piani” del disco come minimo c’è tutto. Si alternano giorno e notte, la distopia ferrettiana tra la slide guitar in Nuovosonettomaoista, la seducente e caotica glossolalia di Avenida Silencio, le dolcezze acustiche di Life, gli archi classicheggianti e il salterio di Stefan Zweig, l’enfasi elettronica di Piccola pornografia urbana, il barocco nell’oblio di Divisionisti, la confortante preghiera domestica di Hanna. La scrittura di Benvegnù raggiunge vette elevate in Orlando, l’unico pezzo prettamente cantautoriale dell’album, dove le liriche si fanno più terse e più dirette, lasciando intravvedere la chiave di lettura per interpretare la Babele dei sentimenti che stiamo ascoltando: “Cos’è la vita se non amarsi? Cos’è la vita se non proteggersi?”
Dal punto di vista radiofonico, Una nuova innocenza e Divisionisti rappresentano i pezzi con presa più rapida. Tuttavia, per penetrare la coltre di suoni e immagini della poetica di Benvegnù e cogliere il senso di piacevole malinconia che emana Earth Hotel, è necessario un ascolto ripetuto. Paolo Benvegnù, o sarebbe meglio dire “i” Paolo Benvegnù, hanno realizzato dodici miniature che spiazzano per la capacità di raccontare un’unica grande storia. Un albergo grande come il mondo, i suoi avventori occasionali o stanziali, mille pulsioni caoticamente perfette, un ideale percorso verso l’alto per perdersi.
Earth Hotel si qualifica come un ritorno al concept album, un azzardo a cui Benvegnù ci ha già abituato in qualche modo, infatti dal 1999 l’ex voce degli Scisma compone canzoni tematicamente legate l’una all’altra. Colpisce senz’altro in questo disco la solida ispirazione, la grande capacità di offrire suggestioni con suoni e immagini, ma anche la capacità dell’artista di saper includere l’ascoltatore nella sua visione, di non fargli smarrire il sestante in questa navigazione interiore. Ma ciò che rende ancora di più Earth Hotel un ottimo disco è la capacità di sapersi interrogare e di cercare negli ascoltatori nuovi interlocutori. L’autore infatti sul dodicesimo piano, al culmine dell’ascesa, canta: “Come sai ora ho più domande”.