Il giudice del Tribunale di Pretoria, Thokozile Masipa, ha giustificato la sentenze dichiarando che questa si basa solo sui fatti concreti che le sono stati presentati e non sulle accuse e rivelazioni pubblicate sui media. Poi, prima di comunicare l'entità della pena, ha aggiunto: " Una sentenza non carceraria manderebbe un messaggio sbagliato, ma anche una pena lunga non sarebbe appropriata"
Cinque anni per omicidio colposo. Questa la sentenza del giudice Thokozile Masipa, nei confronti di Oscar Pistorius, colpevole della morte della fidanzata, Reeva Steenkamp, uccisa a colpi di pistola nel bagno della loro residenza, il giorno di San Valentino del 2013. Una pena a cui va aggiunta quella di 3 anni per aver sparato, all’inizio del 2013, all’interno di un ristorante con la pistola di un amico. Condanna che, però, è stata sospesa. L’atleta dovrà scontare almeno 10 mesi, un sesto della pena, in carcere.
L’accusa aveva chiesto 10 anni di carcere per l’atleta paralimpico ma il giudice, durante la lettura della sentenza, ha da subito specificato che la sua decisione non poteva tener conto delle rivelazioni e le accuse apparse sui media, ma poteva basarsi solo sull’evidenza dei fatti a lei presentati. Una premessa che ha fatto subito pensare a una pena più morbida di quella che si prospettava al corridore sudafricano. Dubbi che sono diventati certezza quando Masipa ha continuato dicendo che era necessario mantenere un “equilibrio tra gli interessi della società, gli interessi dell’accusa e la serietà dei reati. Una sentenza non carceraria manderebbe un messaggio sbagliato, ma anche una pena lunga non sarebbe appropriata”. Una condanna che si basa sulla “negligenza dell’accusato”, come ha specificato Masipa. Soddisfatta la famiglia di Reeva Steenkamp, che, riporta la Bbc, non ha intenzione di appellarsi alla decisione del giudice: “Sentenza giusta”, ha dichiarato il padre dell’ex fidanzata del campione sudafricano.
Pistorius, 28 anni, era stato dichiarato colpevole di omicidio colposo, lo scorso 12 settembre, dal Tribunale di Pretoria. Il giudice Masipa ha creduto alla versione dell’atleta che aveva dichiarato di aver sparato dietro la porta del bagno perché credeva che nella stanza si stesse nascondendo un ladro. “Una persona ragionevole – aveva dichiarato il giudice monocratico durante la lettura della sentenza – non avrebbe mai sparato 4 colpi dentro il box del bagno”, ma questo non è sufficiente per condannare un imputato per omicidio volontario. L’atleta si trovava agli arresti domiciliari, dopo aver pagato una cauzione da 85mila euro.