È un paradosso amaro quello che ci tocca di vivere, siamo al punto massimo della partecipazione (elettorale) mai toccato da quando la sinistra è su questa terra e mai come adesso cristallizziamo i nostri pensieri, pigiandoli come in una scatoletta di tonno, perché lui (Matteo) ne disponga a suo piacimento quando ha un po’ di fame.
Voglia di partecipazione pochissima, di opposizione come sopra, ma anche meno, come se i meravigliosi vent’anni passati con Berlusconi ci avessero deprivato d’ogni sentimento politico, come se l’uomo più divisivo di sempre ci avesse sfiancato i centri nervosi al punto da consegnarci – mani, piedi e pensieri – non al primo che passa, oh no, perché Renzi è abilissimo sfruttatore di anime perdute in cerca di identità, ma certo a un successore che forse ci meritiamo o forse no.
Dipende dalla prospettiva da cui assistiamo al nuovo spettacolo della politica.
Qualcuno si chiede (ma ancora per poco): come mai quando le stesse cose le faceva B. c’erano le barricate e adesso che dalla D’Urso (per dirne una) ci va Matteo Renzi nessuno fa un plissé? Come mai allora le televisioni erano a disposizione del “padrone” e adesso invece è solo la libera e democratica Mediaset che sceglie legittimamente di intervistare il Presidente del Consiglio di questo paese e dunque farebbe “impeccabilmente” informazione? Interrogativi che nascono già vecchi, poiché non hanno senso. E di questi esempi se ne potrebbero fare molti altri.
Perché quelli con B. sono stati vent’anni meravigliosi e questi di Renzi saranno piatti e distratti? Perché nei venti di Berlusconi non abbiamo avuto paura di mostrarci, nel nostro peggio e nel nostro meglio, per chi ci è riuscito. Ci siamo esposti e chi ha avuto la pazienza di selezionare comportamenti, parole, pensieri, azioni, e di studiarli in profondità, di valutarne le sfumature, alla fine di questo ventennio berlusconiano ha potuto tracciare un quadro sociologico perfetto, al millimetro, dell’indole italica, di ciò che sono davvero gli italiani.
Un Censis impeccabile che per forza di cose un giorno dovrà ringraziare Berlusconi Silvio.
Tutti noi italiani che abbiamo provato il brivido berlusconiano è chiaro che oggi guardiamo a Renzi in modo semplicemente distratto. Non ci potrà stupire di più, non potrà dividerci di più, perché l’uomo cerca solo il consenso, al di là della rappresentazione farlocca che ne fanno solerti esegeti, secondo cui avrebbe la costante necessità di un nemico.
Ah sì? Uno che cerca il 51% per sé, per il suo partito, è uno che ha bisogno di un nemico per vivere? Il ventennio passato con Berlusconi ci ha consegnato perfettamente alla nostra identità, quale che fosse, quella che abbiamo scelto di vivere, quella che abbiamo scelto per confrontarci con lui. Perché B. ci ha costretto a scegliere e questo è stato un suo grande merito.
Ora questa politica ci ha sottratto la possibilità di scegliere, di dividerci appassionatamente, di prendere una posizione. Renzi ne è consapevole e per questo miete amplissimi consensi fuori dal suo stagno (ma poi qual è il suo stagno?). Anche il povero Guccini viene inghiottito dalla nuova Balena Bianca e ha appena tempo il tempo di sussurrare: «Sono innocente».