Parte dall’Emilia Romagna la ribellione di consiglieri comunali e amministratori locali del Pd (in gran parte composta da cuperliani ed ex Ds e Margherita) che si oppone al Jobs act del premier Matteo Renzi. Una dissidenza che spacca i democratici in due fazioni visto che è in aperto contrasto con la linea della dirigenza democratica e del candidato alla Presidenza della Regione Stefano BonacciniI ribelli del Pd annunciano che parteciperanno alla manifestazione convocata dalla Cgil a Roma, il 25 ottobre, contro le politiche sul lavoro del premier. Fra loro, spicca un nome di rilievo, quello di Silvia Prodi, nipote dell’ex premier Romano. “Sabato prossimo – assicura – sarò insieme ai lavoratori che scenderanno in piazza per manifestare. Ci sarò con spirito costruttivo, per ascoltare opinioni e pareri di chi protesta contro le politiche sul lavoro del Governo”. Silvia Prodi è candidata per il Pd di Reggio Emilia alle regionali. La scelta di partecipare alla manifestazione “rappresenta un atto politico per ribadire la necessità di stabilire un dialogo costruttivo con le parti sociali e i lavoratori, interlocutori indispensabili per dare spessore a un progetto di governo realmente di sinistra”. “Sono convinta – conclude – che non esista sinistra senza lavoratori e che, nel processo di riforme necessarie al nostro Paese, non si possa prescindere dal dialogo con tutte le parti sociali”.

Ma Prodi non sarà certo sola in questa battaglia, la controffensiva alle politiche del lavoro di Renzi passa anche da Bologna e soprattutto da San Lazzaro e Pianoro (Bologna). Oggi è stato redatto un documento con cui la maggior parte della dirigenza Pd di San Lazzaro e Aldo Bachiocchi, membro dell’assemblea e della tesoreria del Pd bolognese, insieme a membri del Pd di Pianoro e Loiano, attacca il jobs act di Renzi e anticipa il suo “convinto sostegno” alla manifestazione di sabato prossimo, “per corrispondere anche alla situazione di disagio e smarrimento che sta colpendo tanti nostri iscritti, elettori e semplici simpatizzanti”. A San Lazzaro hanno aderito al documento, tra i tanti, i consiglieri comunali Morena Gubellini; Giacomo Landi e Alessandro Battilana; Renato Ballotta, presidente dell’Unione Comunale del Pd; Denis Barbieri del direttivo circolo Due Giugno; Marco Camorani, segretario del circolo Enrico Berlinguer; Corrado Fusai del direttivo circolo Strazzari e Anna Poli Coordinatrice dell’Assemblea delle Donne del Pd. Ci sono poi le firme di Vincenzo Cesari del direttivo del circolo di Ponticella, Marco Zuffi, consigliere comunale di Pianoro e Sergio Minni, segretario del circolo di Loiano. Alla trasferta romana parteciperà anche una rappresentanza di Sel e L’Altra Emilia Romagna. Infine, oggi da Bologna è arrivata una sfida all’esecutivo anche dalla Uil regionale che avverte: “Siamo di fronte ad un Governo che vuole mettere in ginocchio lavoratori e sindacati: dobbiamo stare insieme e lottare”.

I dissidenti sottolineano anche la “grande partecipazione alla manifestazione della Cgil del 16 ottobre, a Bologna contro le politiche del premier”. I ribelli mandano un messaggio a Renzi e alla dirigenza Pd che lo sostiene: “Crediamo che quando migliaia di lavoratori manifestano la sinistra debba sapere ascoltarli. Ciò non significa che abbiano ragione su tutto, ma la politica, il Pd, il Governo hanno il dovere di coglierne le istanze positive per unire il paese e non dividerlo fra precari e garantiti o fra generazioni”. Il documento, che in pochissime ore ha raccolto molte firme, termina con l’auspicio che “la piazza di Bologna inviti tutti quanti, governo e parti sociali, a trarre spunto per riaprire una discussione troppo frettolosamente superata con lo scopo di modificare e migliorare i testi in discussione in Parlamento riguardanti il tema del lavoro e la legge di Stabilità”.

La posizione dei ribelli è in aperto contrasto con quella del segretario provinciale Raffaele Donini che, a proposito della manifestazione del 16 ottobre, aveva scandito: “Dialogo sì ma in piazza no” e di Bonaccini, segretario regionale Pd e candidato alla Regione, che pur aprendo al confronto con i sindacati (“Quando si parla di lavoro la concertazione e il dialogo devono rimanere gli strumenti per attuare le riforme”) non ha partecipato al corteo bolognese della Cgil, al fianco della quale si sono schierate invece Sel e l’Altra Emilia Romagna.

Bonaccini, il 25 non sarà alla manifestazione a Roma ma seguirà la riunione dei renziani alla Leopolda a cui parteciperà con ogni probabilità domenica 26 ottobre. Quella dei dissidenti, al contrario, sarà proprio “una testimonianza anti-Leopolda” spiega Aldo Bachiocchi, uno dei firmatari, che ha trascorso una vita nel partito, è stato sindaco di San Lazzaro ed è sostenitore di Cuperlo. E’ un’iniziativa – assicura – “che sfonderà” in Emilia Romagna e nel resto d’Italia, perchè “nel Pd il disagio riguardo al modo in cui Renzi sta affrontando le politiche del lavoro è diffuso”. “Non ci va bene che il tema del lavoro sia affrontato dal governo come se fosse un fastidio – si sfoga -. E’ completamente passato in secondo piano il fatto che il lavoro si incarna in persone in carne e ossa che hanno una loro dignità garantita dalla Costituzione”. “Parteciperemo alla manifestazione di sabato prossimo – spiega – perchè Renzi deve capire che non si può discutere di argomenti importanti come il lavoro solo in conclave ma bisogna farlo all’interno del partito e con la base”.

Bachiocchi sa che l’iniziativa dei ribelli non sarà certo gradita alla dirigenza Pd. “Mi aspetto la tirata d’orecchie di Donini – dice –, ma i dirigenti del partito, in Emilia, si limitano a rimanere in una posizione in cui non aderiscono completamente alle politiche sul lavoro di Renzi ma neanche le sabotano. Il partito, invece, deve dare un segno di esistenza: non può limitarsi a accettare decisioni imposte dall’alto. La base è scontenta e i dati sull’affluenza delle primarie l’hanno ampiamente dimostrato”.

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