Secondo il giudice per le indagini preliminari di Napoli la società fu creata "per poter permettere a Cannavaro, che avrebbe comunque acquistato ed utilizzato per la sua notevole capacità contributiva imbarcazioni di lusso o di gran stazza, di fruire di agevolazioni tributarie previste per società che svolgono attività di impresa”. L'ex calciatore: "Convinto della mia correttezza fiscale, fornirò ogni necessario chiarimento"
La Fd Service srl, ufficialmente operante nel settore del noleggio delle barche di lusso, era fittizia. Amministrata dalla signora Daniela Arenoso, ma di fatto guidata e alimentata finanziariamente dal marito, l’ex calciatore Fabio Cannavaro. “Costituita ai soli fini fiscali, vale a dire per poter permettere a Cannavaro, che avrebbe comunque acquistato ed utilizzato per la sua notevole capacità contributiva imbarcazioni di lusso o di gran stazza, di fruire di agevolazioni tributarie previste per società che svolgono attività di impresa” scrive il Gip di Napoli Claudio Marcopido nel decreto di sequestro di beni del capitano della Nazionale campione del mondo di Berlino per un valore di circa 900.000 euro. Un provvedimento cautelare che arriva al culmine di un’inchiesta della sezione criminalità economica della Procura di Napoli, diretta da Fausto Zuccarelli, che ipotizza accuse di frode fiscale e vede indagate sei persone: Cannavaro, la moglie, il cognato, un dipendente, il commercialista di fiducia – indagato in altre vicende per la presunta corruzione di un sindaco del napoletano – ed un prestanome anziano che si è accollato la Fd service srl senza avere un euro e l’ha accompagnata verso la cancellazione, nel 2012, dopo la verifica fiscale: risulta pregiudicato per bancarotta fraudolenta ed è ritenuto una ‘testa di legno’ liquidatore di una serie di aziende sparse lungo il paese.
In sostanza, le tre imbarcazioni da diporto nella disponibilità della società – un Pershing 62 denominato ‘Massivus’, un Pershing 76 denominato ‘Chriman Naples’ e un Pershing 72 denominato ‘Chriman II’ – erano utilizzate dai coniugi Cannavaro per farci le vacanze o i bagni al largo insieme a familiari, ospiti ed amici. E la società sarebbe stata solo un paravento per scroccare la non imponibilità ai fini Iva delle locazioni finanziarie e del rifornimento carburante, e la detraibilità dell’Iva laddove addebitata in fattura. Lo avrebbero accertato le indagini coordinate dal pm Fabrizio Vanorio e condotte dal Gico del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Napoli. Un fascicolo aperto grazie a un’ispezione dell’Agenzia delle Entrate di Napoli sulle annualità dal 2005 al 2010 e conclusa nell’ottobre 2010 con una sfilza di contestazioni per una evasione di imposte dirette e di Iva per oltre un milione di euro, mentre per alcune annualità è scattata la denuncia alla Procura per dichiarazione fraudolenta. Contestazioni sfociate in un contenzioso davanti alle commissioni tributarie. Finora l’amministrazione Finanziaria ha sempre vinto.
Gli inquirenti iscrivono Cannavaro nel registro degli indagati nel 2012, dopo aver raccolto un po’ di testimonianze di dipendenti della Fd service e dei titolari delle società di ormeggi napoletane. Concordi nell’indicare il ‘Pallone d’oro’ e la moglie come passeggeri fissi delle imbarcazioni intestate alla società. C’è una funzionaria dell’Agenzia delle Entrate che al pm rivela che negli anni 2006 e 2007 “le imbarcazioni Pershing venivano noleggiate quasi esclusivamente dai due soci (i coniugi Cannavaro, ndr), i quali effettuavano dei versamenti in conto capitale alla società. Da questi versamenti poi venivano stornati tramite compensazioni gli importi avrebbero dovuto pagare come corrispettivo alla società per il godimento dei natanti (…) In sostanza Cannavaro e Arenoso non pagavano per le barche, ma compensavano i loro crediti per i “finanziamenti infruttiferi” dei soci””. Ovvero dell’unico socio che guadagnava, e tantissimo, Cannavaro: la signora presenta dichiarazioni dei redditi modeste, mentre il calciatore dal 2005 al 2010 è nel clou della carriera, tra i ricchi ingaggi della Juventus degli scudetti cancellati da Calciopoli e poi al Real Madrid dopo il rifiuto di rimanere coi bianconeri in serie B insieme a Buffon e Del Piero.
In questa vicenda si innesta una presunta cessione ‘fittizia’ fatta, sostiene la Procura, per mettere al riparo una barca dal rischio di un sequestro.È la vendita di un Itama 40 denominato ‘Martina’ a una società, la Bluride, i cui amministratori sono a turno i due soci, entrambi indagati: il comandante dell’imbarcazione stessa e il cognato del calciatore. La Fd service vende una barca del valore di circa 180.000 euro a una società con appena 10.000 euro di capitale sociale, composta da un lavoratore dipendente e da una persona che dal 2004 al 2012 non ha dichiarato redditi. Ma è il cognato di Cannavaro. Ed infatti secondo gli inquirenti il campione è il vero ‘garante’ del mutuo acceso dalla Bluride per comprare la barca. Singolare caso in cui chi vende e chi compra sono di fatto la stessa persona. Il ‘Martina’ è comunque finito tra i beni di cui la Procura ha chiesto e ottenuto il sequestro.
“Convinto della mia correttezza fiscale, fornirò ogni necessario chiarimento” fa sapere Cannavaro. L’ex calciatore e la moglie Daniela Arenoso “desiderano precisare – si legge in un post pubblicato dall’ex giocatore sulla sua pagina Facebook – che le imputazioni formulate a loro carico dalla Procura della Repubblica di Napoli, cui la stampa odierna dà ampio risalto, riguardano esclusivamente il regime fiscale applicabile ad una società rappresentata dalla sig.ra Arenoso, che si occupava di noleggio di imbarcazioni da diporto. Su tale vicenda è in atto da anni un importante contenzioso tributario che non si è ancora concluso, nel quale è stata rappresentata la sostanziale opinabilità dei rilievi dell’Agenzia delle Entrate. In ogni caso i coniugi Cannavaro, convinti della correttezza fiscale della loro posizione, hanno dato mandato ai loro difensori di fornire all’Autorità Giudiziaria ogni necessario chiarimento, impugnando il provvedimento di sequestro eseguito oggi”.