La famiglia marocchina, in Italia da 6 anni, ha voluto educare la figlia secondo una "rigida educazione islamica". I genitori sono stati denunciati per abuso di mezzi di coercizione
“Ti ammazzo con le mie mani se continui a frequentare quelle amiche puttane e drogate”. Queste le frasi che una sedicenne marocchina dell’entroterra di Fano sentiva ripetersi ogni giorno dalla madre. Mesi di rimproveri e critiche, avallate dal padre, che hanno spinto la ragazzina a scappare di casa e rifugiarsi dall’amica del cuore. Le due hanno quindi avvertito i carabinieri, che hanno denunciato i genitori. L’accusa nei confronti dei due adulti è di aver abusato dei mezzi di coercizione e disciplina. Sembra che la madre abbia anche prospettato la possibilità di riportarla in Marocco, per farle cambiare stile di vita. Minacce che facevano seguito all’accusa di essere “troppo occidentale“.
Arrivati in Italia sei anni fa, i genitori hanno preteso di educare la figlia secondo una rigida educazione islamica. La madre, in particolare, non conosce una parola di italiano. Secondo i carabinieri, la donna non guarda la televisione e non si è assolutamente inserita nel contesto sociale in cui vive. La figlia invece è cresciuta in Italia e vorrebbe condurre la stessa vita delle sue compagne di scuola. Pressioni psicologiche che hanno reso difficile la vita per la giovane. “Per pensare ad altro”, così ha raccontato la 16enne ai carabinieri, aveva preso l’abitudine di tagliuzzarsi un braccio con una lametta. E infatti, secondo quanto riportano le forze dell’ordine, le sue braccia sono piene di taglietti. La minorenne ha trovato una sistemazione temporanea altrove, e nel frattempo un’equipe di psicologi e assistenti sociali sta seguendo la famiglia per tentare di riavvicinare le rispettive posizioni.