È iniziato stamattina il processo “Breakfast” a carico di Claudio Scajola. L’ex ministro dell’Interno, ancora agli arresti domiciliari, era oggi a Reggio Calabria per la prima udienza. Secondo l’accusa, il politico avrebbe aiutato l’ex parlamentare di Forza Italia, il latitante Amedeo Matacena, a sottrarsi a una condanna per mafia e ad occultare il suo impero economico. Il legale di Scajola, l’avvocato Giorgio Perroni, aveva presentato due eccezioni preliminari chiedendo di annullare la richiesta di giudizio immediato formulata dai pm Giuseppe Lombardo e Francesco Curcio. Eccezioni che sono state rigettate dal Tribunale, che ha rinviato l’udienza al prossimo 6 novembre. Nel frattempo il Tribunale del Riesame ha respinto il ricorso della Procura contro la decisione del gip di escludere l’aggravante mafiosa quando emise l’ordinanza di arresto per Scajola. Per l’avvocato Perroni “questa può essere considerata una vittoria”. Per il pubblico ministero, invece, “il Tribunale della Libertà ha deciso di non decidere e il processo continua”. “Quando uno è apposto, è apposto – ha commentato Scajola al termine dell’udienza. “Il processo è fatto per fare emergere le verità. La mia è sempre una sola”. Nell’inchiesta era emersa la sua relazione con Chiara Rizzo, la moglie di Matacena, che ha scelto il rito abbreviato. I rapporti con lei? “Ma di cosa parliamo?”, risponde Scajola di Lucio Musolino
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