Nel romanzo di Jvan Sica ("Arrigo. La storia, l'idea, il consenso, la fiamma", Edizioni inCONTROPIEDE) lo scetticismo che accompagna l'ennesimo libro sul profeta di Fusignano è messo in fuorigioco e dominato come una Steaua Bucarest qualsiasi dalla prosa mai banale che racconta un personaggio passato alla storia del calcio per la rivoluzione che è stato in grado di realizzare in campo
Il pregio principale di “Arrigo” è quello di aver battuto 0-4 fuori casa lo scetticismo fisiologico che accompagna un libro – l’ennesimo libro – su Sacchi Arrigo da Fusignano. Perché il romanzo di Jvan Sica (Edizioni inCONTROPIEDE, 187 pagine, 14,50 euro, acquistabile direttamente – senza intermediari – sul sito della casa editrice veneziana) è capace di trattare l’inconscia difesa a uomo del lettore come una Steaua Bucarest qualsiasi in una finale di Coppa Campioni non qualsiasi: con una costruzione globale del progetto (diciamo ‘a zona’), che parte dal calcio ma sa arrivare molto oltre, che mette al centro non solo il protagonista ma anche tutto quello e tutti quelli che gli girano intorno, compresa la memoria calcistica di chi legge. Come quel Milan al cospetto dell’avversario, insomma: un dominio, non una supremazia.
Il mezzo? Una prosa mai banale, che alterna il racconto dell’autore a ciò che all’epoca i giornali scrivevano sulle gesta di Sacchi e delle sua squadre. Questa l’impostazione della ‘partita’. I gol, invece, arrivano con i dialoghi. Di Sacchi con Berlusconi, con Liedholm, con Maradona, con Cruijff, con Agnelli, con Zeman, con Baresi, con Van Basten, con Galliani. Botta e risposta. Senza nessuna verità, ma con assoluta verosimiglianza. Perché il discorso diretto punta sempre a ‘finalizzare’, a tradurre il capitolo precedente, con i dati cronologici e di cronaca a scandire i vari capitoletti di un romanzo che si sviluppa da prima dell’inizio della carriera di Sacchi fino a pochi giorni dal suo arrivo in nazionale.
E, dulcis in fundo, permettono di allargare il campo, focalizzando l’attenzione sugli altri protagonisti del romanzo. Tra questi, Silvio Berlusconi è l’anfitrione, colui che per primo intende il calcio come lo strumento primario e privato di un consenso che parte dalla curva da stadio e arriva sino in Parlamento, passando dalla tv e, soprattutto, dalle urne. Ecco, il libro di Sica dà la dimostrazione plastica del senso di Silvio per il potere. Ma questo è un benefit, un optional non richiesto e comunque gradito. Che va a incastonarsi nell’eredità che lascia ‘Arrigo’: il ritratto romanzato di un allenatore passato alla storia per la rivoluzione che ha portato nel calcio moderno, per la cura e il fanatismo delle sue idee di gioco, per la carriera che ha toccato picchi inimmaginabili di successo e baratri psicologici che ne hanno compromesso la durata. Sacchi Arrigo da Fusignano non allena più perché è stato battuto dallo stress. Stress da lavoro, stress da rivoluzione copernicana di schemi, moduli, aspettative, pressing alto e offside. Fuorigioco, come il nostro scetticismo a pagina 187 del libro a lui dedicato.