La squadra perde per 3 a 0 in casa e il centravanti italiano fa quello che non era mai successo nella storia di Anfield: è la goccia che fa traboccare la sopportazione della città dei Beatles, dove Mario ormai è un sopportato
“E’ qualcosa che non è mai accaduta, e che mai deve accadere qui”. Così nella conferenza stampa post partita Brendan Rodgers, allenatore del Liverpool, commenta l’ultima stupidaggine di Mario Balotelli: l’essersi scambiato la maglia numero 45 con il madridista Pepe al minuto 45, nel tunnel che portava agli spogliatoi, quando i Reds erano sotto 3-0, quando ancora c’era un tempo da giocare. Balotelli non è più rientrato in campo, sostituito da Lallana. E i suoi primi due mesi nel Merseyside si sono definitivamente trasformati in un incubo. La maglia del Liverpool è sacra. E quel gesto ha mandato su tutte le furie i tifosi di Anfield – che pure hanno applaudito fino all’ultimo la squadra, che pure hanno applaudito fino all’ultimo l’avversario e storico nemico (da ex del Manchester United) Cristiano Ronaldo – e la stampa britannica. Un solo gol in 700 minuti giocati non aiuta, e Balotelli è sotto attacco.
“Chiedi scusa” titola a tutta pagina oggi il principale quotidiano cittadino Liverpool Echo. Due bandiere dei Reds come Jamie Carragher (“mi stupirei di vederlo ad Anfield anche la prossima stagione”) e Jamie Redknapp (“ora è chiaro a tutti perché in estate è stato possibile prenderlo a prezzo di saldo”) non le hanno certo mandate a dire nei commenti post partita in tv. L’editorialista del Daily Telegraph Paul Hayward l’ha accusato di “essersi costruito un universo privato, senza alcuna interazione coi compagni, privo di passione e di intensità”. Il Guardian ha compilato i cahiers de doléances balotelliani di questi due mesi a Liverpool, colmi di errori, come il gol sbagliato a porta vuota sabato contro il Qpr, e di orrori, come il tweet in cui derideva il Manchester United sconfitto 5-3 a Leicester, proprio dopo che lo stesso Liverpool ne aveva prese tre a West Ham.
L’ha difeso davanti alle telecamere Carlo Ancelotti, suo avversario ieri sera, dicendo che non era stato certo il peggiore in campo nel primo tempo. Lo difende oggi lo storico John Foot, che scrive “Mario Scapegoatelli”, dove scapegoat è il capro espiatorio. Tutto vero, Mario finché è rimasto in campo ha giocato molto meglio dei suoi compagni, i tabloid britannici adorano additare al pubblico ludibrio le celebrità in difficoltà. E anche gli allenatori e i dirigenti di calcio, basti pensare a come Prandelli e Abete abbiano usato Balotelli come parafulmine del loro personalissimo fallimento mondiale. Ma non basta. Il calcio è un gioco e ti è permessa qualsiasi eccentricità, com’era permessa a Best, a Maradona o a Cantona, per citarne solo alcuni, se poi del gioco fai parte, se al gioco dai tutto. Mario invece sembra sempre più estraneo, avulso dal contesto, incapace fare divertire ed emozionare, che è poi tutto quello che i tifosi chiedono.
Balotelli arriva a Liverpool il 25 agosto per una 20 milioni, dopo un’estate in cui il Milan cerca disperatamente di venderlo a chiunque. Arriva per sostituire Luis Suarez, uno capace di morsicare ripetutamente gli avversari ma di essere pagato dal Barcellona 80 milioni, quattro volte tanto, perché poi in campo gioca eccome. Nel giro di un mese il tecnico Rodgers ammette che i due non sono paragonabili, e la squadra ne risente. Il 16 settembre segna il suo primo e finora unico gol con la maglia dei Reds, in Champions al Ludogorets. Il 21 settembre posta il tweet irrisorio contro il Manchester United, e cominciano le polemiche. Il 27 settembre è un fantasma in campo contro l’Everton nel derby, ci potrebbe anche stare, non fosse che il giorno prima posta una foto su Instagram in cui inala gas esilarante.
Il 4 ottobre il Liverpool perde in Champions a Basilea, e lui è l’unico che non va a salutare i tifosi in trasferta, nonostante l’esplicita richiesta del tecnico. Una leggenda dei Reds come Graeme Souness ne scrive l’epitaffio: “E’ la somma di tutte le nefandezze del Liverpool, sempre a terra, sempre a lamentarsi con l’arbitro”. I tifosi sui forum della squadra cominciano a lamentarsi. Il presente sono un gol sbagliato a porta vuota con il West Ham sabato scorso e il gesto di togliersi la sacra maglia del Liverpool ieri sera. Mario sembra insensibile, annoiato. Scriveva Fernando Pessoa che il tedio non è la malattia di non aver nulla da fare, ma una malattia più grave: sentire che non vale la pena di fare niente. La speranza è che Balotelli, a 24 anni, torni presto a sentire che ne vale la pena.