Uno strumento che in pochi minuti e comodamente a casa propria permette di comprendere se una prodotto alimentare, al di là di quello che recita la sua etichetta, sia realmente “Halal”, ossia lecito secondo la legge islamica. È un’intuizione semplice, ma destinata verosimilmente ad avere un notevole successo commerciale, vista l’ampiezza del mercato potenziale (stimato in 6,5 milioni di persone nella sola Francia), quella dell’algerino 25enne Abderrahmane Chaoui e del 27enne francese Vital Julien, due compagni di studi che hanno sviluppato e lanciato sul mercato francese “Halal Test”, presidio in grado di rilevare la presenza di alcol e di carne di maiale, rigorosamente banditi dal Corano, nei cibi. La risposta alle richieste dei musulmani più osservanti ed anche ad alcuni scandali che recentemente hanno colpito prodotti venduti come halal ma poi rivelatisi contenenti sostanze proibite.
Il funzionamento di Halal Test è semplicissimo proprio perché destinato, come ha spiegato Chaoui ai media d’Oltralpe, a “un uso occasionale, giusto per tranquillizzare i consumatori su una marca che magari comprano più spesso di altre, oppure durante i viaggi, quando ci si trova davanti piatti che non sono sempre ben spiegati nelle etichette”. Il meccanismo si avvicina in qualche modo a quello dei comuni di test di gravidanza: basta inserire un bastoncino in un piccolo tubo insieme a un campione della pietanza da analizzare e a un po’ d’acqua tiepida. Quasi immediatamente sullo stick compare una prima tacca; nel caso ne appaia anche una seconda è la dimostrazione che il prodotto non è halal. Attualmente il kit è acquistabile online al prezzo di 6,90 euro.
In realtà Halal Test è solo un primo passo per mettere al sicuro i consumatori musulmani da sgradite sorprese alimentari, visto che i dettami dell’Islam prevedono precise disposizioni anche riguardo, ad esempio, alla macellazione degli animali: “Effettivamente non ci sono sistemi per sapere con sicurezza come sia morto l’animale di cui mangiamo la carne”, ha puntualizzato Chaoui. E proprio questo sembrerebbe il prossimo obiettivo della giovane coppia di inventori che vorrebbero arrivare, basandosi sull’analisi dell’ossigenazione del sangue, a comprendere come la carne è stata macellata.