L'ex numero uno della Beneamata e tutto il suo staff ha deciso di rinunciare alla carica di presidente onorario della società che gli era stata offerta dal magnate indonesiano Erick Thohir
Walter Mazzarri non ha tempo per badare alle parole di Moratti. E quest’ultimo non ha più tempo di badare all’Inter. Tanto da dire addio alla Beneamata. L’ex numero uno dei nerazzurri molla anche l’ultima carica. E non è un addio soft, tanto che il nuovo proprietario Erick Thohir ha espresso stupore per la decisione. L’ex patron ha rinunciato a diventare presidente onorario, poltrona che gli era stata offerta dal magnate indonesiano lo scorso novembre. Contestualmente al suo rifiuto sono state presentate anche le dimissioni dal consiglio d’amministrazione da parte del figlio Angelomario, di Rinaldo Ghelfi e Alberto Manzonetto. E’ l’ultima tappa – inattesa e improvvisa – dell’addio all’Inter. Una storia iniziata nel febbraio 1995 quando Moratti rilevò la società da Ernesto Pellegrini, riportando ‘a casa’ il club reso grande dal padre Angelo.
Bocche cucite sulla motivazione che ha spinto l’imprenditore milanese – socio dell’Inter con quote pari al 29,5% tramite la Internazionale Holding srl – a rinunciare all’incarico, ma le cause potrebbero essere rintracciabili nelle parole di Thohir e del ceo Bolingbroke lunedì scorso, giorno dell’approvazione del bilancio. Il numero uno di corso Vittorio Emanuele, riferendosi al rischio che l’Uefa sanzioni l’Inter per la violazione del fair play finanziario, aveva detto: “Le regole Uefa sono positive, evitano che qualcuno usi le società come un giocattolo”. Un’espressione generale ma probabilmente riferita al petroliere milanese. Osservazioni rincarate e contestualizzate da Bolingbroke: “Siamo pronti a raddrizzare ciò che è andato storto in passato. Ci sono norme che eviteranno che il club venga gestito come in passato”. Dura anche la frase usata ieri da Walter Mazzarri. A chi gli chiedeva cosa pensasse delle dichiarazioni di Moratti sulla posizione traballante della sua panchina (“Senza risultati rischia”), il tecnico nerazzurro ha risposto: “Non ho tempo da perdere per rispondergli…”. Parole dure e velenose nei confronti di un pezzo di storia dell’Inter, nel bene e nel male.
Alla guida della società per 19 anni, Moratti non ha mai centellinato le spese per provare a seguire le orme del padre, che portò l’Inter sul tetto di tutto. Ci è riuscito solo nel 2010 dopo aver collezionato una sfilza di campioni, presunti tali e scelte errate. Ma subito dopo la storica stagione del Triplete l’Inter si è nuovamente infilata in un tunnel di risultati e i suoi conti sono peggiorati di anno in anno. Fino alla vendita della maggioranza a Thohir, che proprio in settimana ha chiuso il suo primo bilancio con una perdita di 103 milioni di euro e si ritrova ora a dover organizzare nel giro di tre anni la ristrutturazione del debito, grazie a un prestito sottoscritto con Goldman Sachs International e Unicredit. Un piano salatissimo che comporterà il pagamento di una pesante rata fino al marzo 2019 e un maxisaldo finale da 184 milioni da rimborsare il 30 giugno 2019. I sogni, i grandi campioni, Vampeta e Pacheco, la Coppa Uefa, gli scudetti, Mourinho e la notte di Madrid. Assieme a tutto questo, Moratti lascia quel pericoloso buco.