Nessuna “doppia fatturazione” per i lavori al Foro Italico. E nessuna truffa nei confronti del ministero dell’Economia e della Coni Servizi: la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione nei confronti di Paolo Barelli per l’indagine che è anche all’origine della guerra fra il presidente della Federazione Italiana Nuoto e Giovanni Malagò. Era stata una segnalazione del numero uno del Coni, infatti, a dare impulso all’inchiesta. E per quelle dichiarazioni il presidente del Comitato Olimpico era stato squalificato dalla Fin il 29 settembre. Adesso Barelli mette a segno un nuovo punto a suo favore.
Secondo l’ipotesi dell’accusa il presidente della Federnuoto aveva indebitamente presentato alcune fatture (dal valore di circa 820mila euro) che non sarebbero dovute essere oggetto di rimborso, in quanto parte di un finanziamento di 2,1 milioni di euro erogato alla Federazione nel 2005 dal ministero dell’Economia per la piscina olimpica in vista dei mondiali di Roma 2009. Ma per il pm Roberto Felici il reato di truffa è “insussistente”. E così è arrivata la richiesta di archiviazione, per la seconda volta: il magistrato aveva già optato per questa soluzione lo scorso marzo, salvo dover tornare sui suoi passi dopo che il gip aveva domandato un supplemento d’indagine. Stavolta l’atto dovrebbe mettere il punto finale sulla vicenda.
È solo l’ennesimo capitolo dell’annosa querelle che vede opposti Barelli e Malagò, fin dai tempi della campagna elettorale per la presidenza Coni, durante cui Barelli ha sostenuto Raffaele Pagnozzi, l’altro candidato sconfitto da Malagò. A febbraio scorso il numero uno dello sport italiano aveva “denunciato” Barelli per la vicenda delle fatture e si era visto a sua volta indagato e squalificato dalla disciplinare Fin per “violazione degli obblighi di lealtà e correttezza”. Dei due fronti giudiziari paralleli, il primo a chiudersi dovrebbe essere quello riguardante il presidente della Federnuoto. Resta l’inibizione di 16 mesi nei confronti di Malagò, che potrebbe creare non pochi problemi al numero uno del Coni, se dovesse passare in giudicato: lo statuto del Comitato olimpico, infatti, prevede l’incompatibilità per chi ha riportato squalifiche definitive superiori a un anno in una Federazione. Ma anche questo caso potrebbe esaurirsi presto: sul ricorso dovrà decidere il Collegio di garanzia, che però si è già espresso con un parere formale, sostenendo la “non titolarità” della Fin. Si profila, dunque, un generale nulla di fatto, con Malagò e Barelli che resteranno ciascuno al proprio posto e sulle proprie posizioni. I rapporti fra il Coni e una delle sue Federazioni più importanti continueranno ad essere tesissimi. E dopo tanto rumore, a rimetterci sarà stato soprattutto lo sport italiano.