Secondo l'agenzia missionaria Misna a sequestrare le giovani sono stati "un centinaio di ribelli fortemente armati". Le ragazze si aggiungono alle oltre 200 catturate dagli estremisti nella notte tra il 14 ed il 15 aprile a Chibok, nel nordest del Paese
Altre 60 ragazze sono state rapite in Nigeria dal gruppo islamico jihadista di Boko Haram. E’ successo nella regione di Adamawa nel nord est del Paese. Lo ha reso noto l’agenzia Misna specificando che 40 sono di Waga Mangoro e altre 20 di Grata. Fonti locali hanno confermato che l’area era da circa due mesi sotto il controllo dei ribelli. L’agenzia missionaria riferisce che “Gli abitanti di Wagga hanno detto che un centinaio di Boko Haram fortemente armati, sono entrati nel villaggio e hanno cominciato a sparare e poi hanno bruciando case e negozi. Hanno ucciso due uomini e portato via le ragazze. I ribelli si trovano tuttavia nell’area”. Questo ulteriore rapimento, sottolinea Misna, “mette in dubbio le trattative tra il governo di Abuja e i ribelli per il rilascio delle 200 ragazze di Chibok rapite lo scorso aprile”: trattative che nei giorni scorsi avevano aperto la speranza di uno spiraglio. Il 16 ottobre infatti, in seguito all’accordo raggiunto dal governo con i terroristi sul cessate il fuoco, la presidenza nigeriana aveva annunciato che le studentesse sarebbero state liberate entro il 21 ottobre, ma ciò non è avvenuto.
Le 60 ragazze rapite oggi si aggiungono dunque alle oltre 200 catturate dagli estremisti nella notte tra il 14 ed il 15 aprile a Chibok, nel nordest del Paese. Le studentesse hanno tra i 12 e i 17 anni e vennero catturate nel loro liceo dal gruppo fondamentalista e, trasportate a bordo di alcuni camion, sono state condotte nel cuore della foresta di Sambisa, uno dei quartieri generali dei jihadisti vicino al Camerun. Alcune ragazze riuscirono a fuggire poche ore dopo il sequestro e nei giorni successivi al rapimento, ma della maggior parte di loro, circa 219, si sono oramai perse le tracce. A sei mesi dal rapimento, il 14 ottobre, centinaia di attivisti del movimento “Bring back our girls” sono sfilati nella capitale Abuja mentre un gruppo di ex ministri e comandanti britannici ha lanciato un appello all’Onu e al Regno Unito affinché la comunità internazionale si mobilitasse per le adolescenti intrappolate dagli estremisti.
Il 5 maggio scorso, in un video, il leader dei Boko Haram, Abubakar Shekau, rivendicò il sequestro minacciando di venderle come schiave dopo averle costrette a convertirsi all’Islam. La settimana seguente in un altro video vennero mostrate 130 ragazze velate mentre recitavano versetti del Corano. Nella rivendicazione, Shekau chiese la liberazione dei prigionieri Boko Haram in cambio delle liceali. Poi nei mesi successivi l’esercito nigeriano, per bocca del suo capo di stato maggiore, Alex Badeh, affermò di avere localizzato le ragazze, precisando però che un’operazione di salvataggio sarebbe stata troppo pericolosa. Da quelle dichiarazioni nessuna novità è emersa. I familiari delle giovani donne non vogliono perdere la speranza. Uno dei genitori delle ragazze, Enoch Mark racconta: “Al momento del rapimento eravamo ottimisti, ma purtroppo queste speranze diminuiscono ogni giorno che passa”.