Cultura

Le illustrazioni invisibili e il plagio

Ogni giovedì siamo qui a parlare di illustrazione, arte, musica, cinema e tutto quello che ruota intorno alla creatività. Questo giovedì sarò breve e vi racconterò di una piccola cosa che mi è accaduta mentre facevo le bozze per l’illustrazione apparsa ieri su il Fatto Quotidiano.

Stefano Feltri, il responsabile della sezione economica, mi scrive: “Alberto Bagnai fa un pezzo sulla Germania che si ferma, vittima della propria avidità nella gestione della crisi. Dopo aver prosperato sulle disgrazie altrui, ora ne resta vittima. Puoi giocare sul concetto di locomotiva tedesca, se non hai idee migliori. Vedi tu se verticale o orizzontale”.

Raccolgo il suggerimento “locomotiva tedesca” perché è ancora tutto in divenire. Bagnai sta scrivendo ed io parto adesso col disegno. Avviso i grafici che userò il formato orizzontale (è la prima volta che mi si lascia la libertà non richiesta).

Faccio uno schizzo.

Una locomotiva corre a tutta velocità contro un tunnel murato, prossima allo scontro. Mi piace ma ehi, io questa immagine l’ho già vista. Non ho nessun riferimento preciso ma sono sicuro di aver già visto questa cosa. Forse l’ho vista in chissà quale volume di Franco Matticchio… oppure René Magritte? No… non è lui.

Premessa: io cominciato come fumettista. Conosco piuttosto bene la comunità fumettistica italiana, i suoi autori, i suoi editori, redattori, traduttori, impaginatori, esperti, giornalisti, venditori… insomma ho un quadro piuttosto completo e penso di poter dire che la comunità fumettistica italiana è molto aperta in questione di condivisione delle idee. Sono rarissime le volte in cui si parla di plagio e quando se ne parla (il più delle volte nei blog) l’accusatore viene praticamente liquidato nel giro di tre secondi da un’ondata di commenti che gli dicono di tornarsene a casa a disegnare.

Conosco in parte anche la comunità dell’illustrazione italiana. La conosco meno di quella del fumetto (in cui ho bazzicato praticamente fin da ragazzino) ma la conosco abbastanza per poter dire che in termini di condivisione delle idee regna l’isteria.

Se la tua immagine somiglia minimamente a quella di un altro (e tu magari non l’hai neanche fatto apposta) vieni deriso (e vabbè, non muore nessuno) ma se ti ricapita vieni a poco a poco denigrato.

La ragione di base di questa differenza tra la comunità del fumetto e quella dell’illustrazione è questa: un’illustrazione vive un recinto quadrangolare e tocca mille questioni di comunicazione visiva, composizione, accostamenti cromatici, concezione dell’immagine, relazione con l’articolo; un fumetto vive in un libro di cento e passa pagine con centinaia o migliaia di recinti quadrangolari che toccano questioni visive e narrative, le immagini sono banalmente di più e gli scenari cambiano di sequenza in sequenza. Quindi se Tizio disegna nel suo fumetto un sopracciglio come farebbe Moebius, non se ne accorge nessuno. Se Caio disegna nella sua illustrazione un sopracciglio come farebbe Lorenzo Mattotti, apriti cielo…

Secondo lo scultore rumeno Constantin Brâncuși, se una cosa ti piace vuol dire che quella cosa parla di te. Io sono uno che si guarda molto intorno e se un’immagine mi piace, entro in dialogo con questa e adotto la sua immagine che sia il nodo di un ramo, la macchia d’olio su un marciapiede, la Vergine delle Rocce di Leonardo da Vinci, l’illustrazione bellissima che ha fatto un mio amico e l’ha messa su Facebook. Non ho dubbi sul fatto che qualche invidioso faccia la mappatura dei miei furti e quella di altri illustratori o che si senta addirittura plagiato. Anche a me è capitato di sentirmi “copiato” da qualcun altro ed è stata una bellissima sensazione, precisamente ho pensato “Woooow… Spero proprio che questa cosa l’abbia presa da me!”.

Tutti i grandi della storia dell’arte hanno preso stili, accostamenti cromatici e precise soluzioni visive da altri grandi. Dietro l’illustrazione ci sono una scienza e una filosofia. Scienziati e filosofi, per il bene della propria disciplina, sposano le scoperte altrui al fine di procedere sui propri binari.

Naturalmente i plagi esistono, ma sono davvero rarissimi e – secondo me – il più delle volte sono fatti in totale inconsapevolezza. Alla fine ho cambiato la mia immagine per evitare casini e polemiche online ma non mi stupirei se di locomotive che vanno incontro a tunnel murati ce ne fossero già dieci in circolazione. Non mi stupirei neanche se la più riuscita fosse quella che è arrivata per ultima.

Ci rivediamo qui ogni giovedì sera.

P.s. – Sono sempre interessanti i commenti che mi lasciate. Vi ringrazio. Generalmente non partecipo perché dico già abbastanza qui ma vi aspetto sempre.