L’epidemia di Ebola rischia di esplodere già nelle prossime settimane senza una tempestiva confluenza di aiuti. L’allarme arriva su The Lancet Infectious Diseases in base ad un’analisi della situazione attuale. Lo scorso 14 ottobre l’Oms aveva lanciato l’allarme sulla progressione della malattia. Una emergenza sottovalutata tanto da spingere l’Onu a parlare di fallimento internazionale e a chiedere un maggior sforzo a tutti i paesi.
Gli attuali sforzi internazionali potrebbero non riuscire a contenere l’epidemia nella contea di Montserrado in Liberia, zona già duramente colpita dal virus, col risultato di 170.996 nuovi casi attesi entro metà dicembre. L’analisi è stata fatta da scienziati della Yale Schools of Public Health and Medicine e del Ministero della Salute e del Welfare in Liberia a partire da un modello matematico di trasmissione della malattia.
Gli attuali sforzi internazionali potrebbero non riuscire a contenere l’epidemia nella contea di Montserrado
Le previsioni sono che se non verranno intensificati gli sforzi sui controlli, e quindi se la corsa dell’epidemia continuerà al passo attuale, entro il 15 dicembre ci saranno fino a 170.996 casi totali (sia quelli riportati dalle autorità, sia quelli che sfuggiranno alle segnalazioni) pari al 12% della popolazione totale; i decessi attesi entro quella data saranno invece 90.122. Se adeguate misure di intervento fossero state adottate già a partire dal 15 ottobre scorso ben 137.432 casi di Ebola nella regione si sarebbero potuti evitare. Il vaccino, scelto proprio dall’Organizzazione mondiale per la sanità per contrastare l’epidemia, non potrà essere disponibile in larga se non dal 2016.
Non tutto è perso però: ben 97,940 dei 170.996 casi prospettati potrebbero ancora essere evitati, ma bisogna agire subito con un aumento dei posti letto dedicati, un aumento di cinque volte della velocità di segnalazione dei casi, la fornitura di kit anti-contagio per evitare passaggi di infezione tra familiari laddove vi sia un paziente in attesa di ricovero. Il messaggio finale di questa analisi, tuttavia, è tutt’altro che rassicurante: “Si stanno rapidamente erodendo le possibilità di evitare ripercussioni calamitose dovute agli iniziali ritardi negli interventi”, alle risposte tardive e insufficienti messe in campo finora, spiega il coordinatore del lavoro Alison Galvani.