Tra scarpini, maglie da gioco e gigantografie a grandezza uomo, un corridoio a forma di tunnel modello San Siro: "E' un allestimento celebrativo, partendo dall'oggetto raccontiamo il senso della persona"
Dal mito al mite. Anche i calciatori non goleador, non fantasisti, e non fancazzisti, possono diventare soggetti artistici. E’ la storia dell’umile travet del centrocampo, Javier Zanetti, una carriera e perfino qualcosa in più nell’Inter (1185 le presenze in nerazzurro) che, tra scarpini, maglie da gioco e gigantografie a grandezza uomo, viene messa in mostra alla Triennale di Milano fino al 23 novembre 2014. Sì, in mostra. Proprio vicino all’entrata di Viale Alemagna, in un corridoio a forma di tunnel modello San Siro, con il pavimento tutto in erba sintetica, e a fianco due vetrate zeppe di cimeli e memorabilia: un lato dedicato alla carriera di Zanetti nella nazionale argentina; l’altro con le tracce celebri della carriera nerazzurra con tanto di fasce da capitano tra cui l’ultima, quella dell’addio al calcio giocato.
“Non è una mostra in senso stretto, ma è quello che noi definiamo un allestimento celebrativo, partendo dall’oggetto raccontiamo il senso della persona”, spiega al fattoquotidiano.it l’architetto Pierluigi Salvadeo dello studio Guidarini/Salvadeo di Milano che ha curato l’esposizione Javier Zanetti, “celebriamo un uomo che non è solo un grande calciatore, ma qualcuno che ha elevato lo sport ad altezza etica notevole, comportandosi con onestà”. Gli oggetti in mostra, poco più di una ventina, appartengono ad un collezionista privato milanese che rimane anonimo, anche se di lui si sa che alla fine di ogni partita si è lanciato in campo e, in accordo con il giocatore nerazzurro, ha raccolto ogni ben di dio madido della fatica dei novanta minuti. Una stima in denaro degli oggetti esposti non è stata fatta, anche se un mercato del settore esiste e qualche maglietta zanettiana della Triennale potrebbe arrivare ad essere valutata diverse migliaia di euro: “Abbiamo creato un’architettura trasparente, una sorta di spazio immersivo dove il mito è visibile, vicino, umano, raggiungibile”, continua Salvadeo, “chi entra nel tunnel evocativo e poi esce trova subito due gigantografie del giocatore in scala naturale per confrontarsi con lui, uomo non altissimo ma dalla fisicità forte, con gambe muscolosissime e possenti”.
“La mostra su Javier Zanetti vuole celebrare uno dei pochi campioni dello sport capaci di riscuotere stima e ammirazione al di là dell’appartenenza ai colori di una specifica squadra”, si legge nella presentazione della mostra, “Zanetti è una bandiera dell’Inter e dell’Argentina ma, soprattutto, è una bandiera dello sport. È il volto pulito, etico e serio dello sport che s’impegna come esempio positivo anche nella vita civile, attraverso la Fondazione P.U.P.I. da lui fondata”. Ecco allora la trasformazione del mito da figura inarrivabile, spesso maledetta, tutta estro e fantasia, con vita sregolata, e un caratteraccio da collegio, a uomo mite, compagno di squadra lungimirante e avversario leale: “A dirla tutta io non tifo per nessuna squadra e forse per questo ho avuto modo di osservare Zanetti con un sguardo non di parte”, conclude Salvadeo, “mi ha colpito tantissimo la sera della prima vedere come quest’uomo sia rimasto lì per 4, 5 ore a stringere mani, firmare autografi, fotografarsi nei selfie con i tifosi. Smetteva perfino di mangiare per rispondere alle persone che gli chiedevano qualcosa. Ha una capacità naturale di stare in mezzo agli altri tanto che, a guardarlo bene, non sembra nemmeno una celebrità”. La mostra è gratuita ed è visitabile dal martedì alla domenica dalle 10.30 alle 20.30, il giovedì fino alle 23. Informazioni: www.triennale.it