“Sono allibito, qui ci tengono all’oscuro di tutto”. Roberto Trezzi, consigliere comunale di Seregno ex Lega, si arrabbia: “Vogliono svendere la nostra azienda di luce e gas, che è dei cittadini. E a loro deve rimanere”. Invece anche in Brianza è salita la febbre da fusione per le aziende locali dei servizi. Il governo, in pieno clima da spending review, vuole incentivare il più possibile i progetti di aggregazione per ridurre i costi e tagliare le poltrone. Ma i risparmi promessi, qui a Seregno, vorrebbero dire soprattutto una cosa: rinunciare al controllo della municipalizzata Gelsia, che verrebbe incorporata dall’Acsm Agam di Monza e Como, società quotata in Borsa con un azionista forte come il colosso lombardo dell’energia A2a. Ne nascerebbe un nuovo gruppo con oltre 400mila clienti e un giro di affari di quasi 600 milioni di euro. Un risultato che la giunta di centrodestra guidata dal leghista Giacinto Mariani vuole raggiungere prima di andare a nuove elezioni, la prossima primavera. Ma l’opposizione in consiglio comunale non si fida, compreso Trezzi, che con un’interpellanza ha messo in discussione le recenti nomine dei vertici del gruppo Gelsia: a rischio – accusa – c’è il rispetto delle norme anticorruzione approvate dal governo Monti.

I soliti al comando. E le norme anticorruzione? – Il punto è questo: il decreto legislativo 39 del 2013, sulla cui applicazione deve vigilare l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) di Raffaele Cantone, stabilisce che chi ha avuto un ruolo politico in un’amministrazione locale, oppure un incarico da presidente o amministratore delegato in una società controllata da un ente pubblico, non può ricevere per un anno un altro incarico da amministratore in una società controllata da un ente pubblico della stessa regione. E a Seregno cosa è successo, proprio nel periodo di preparazione alla fusione? A capo della Aeb, la holding che controlla Gelsia e le altre società del gruppo, è stato nominato Alessandro Boneschi, che è saltato su questa poltrona da quella accanto di Gelsia Ambiente. Un passaggio benedetto dal sindaco Mariani, a cui Boneschi ha curato la sfortunata campagna elettorale alle scorse europee.

Presidente di Gelsia è diventato invece Francesco Giordano, un tempo letturista di contatori, poi divenuto fedelissimo di Paolo Romani e collezionista di poltrone per Forza Italia. Per lui il possibile inghippo è questo: la sua nomina è avvenuta mentre era ancora assessore in regime di prorogatio della provincia di Monza e Brianza e inoltre è successiva al suo incarico di presidente in Gelsia Reti, altra società del gruppo. Gli interessati sostengono però di avere pareri legali dalla loro e respingono ogni accusa: “Come presidente di Gelsia Ambiente non avevo deleghe operative, quindi non ricado in uno dei casi di inconferibilità”, si giustifica Boneschi. Simile la difesa di Giordano, che in più aggiunge di essere dipendente del gruppo: “Proprio per questo un comma della legge esclude i casi come il mio dall’inconferibilità”.

Derby democratico – In attesa che sulla conferibilità degli incarichi prenda posizione l’Anac, la partita per la fusione, spinta da Forza Italia e Lega, è ancora lontana dal risultato dato quasi per certo fino a qualche settimana fa. Una partita che per il Pd si è trasformata in un difficile derby. Ai piani alti del partito, infatti, il progetto piace: le amministrazioni di Monza e Como, entrambe a guida democratica, non vedono l’ora di concludere l’operazione, tanto più che a fronte di un giro di affari paragonabile la loro Acsm Agam ha un’esposizione finanziaria, al netto dei crediti, intorno ai 120 milioni di euro, tre volte i 40 milioni di Aeb Gelsia. Numeri che fanno storcere il naso agli esponenti del Pd di Seregno, favorevoli al progetto dal punto di vista industriale, a una condizione irrinunciabile: che Aeb non scenda sotto il 50% della nuova società.
Difficile che ciò accada, perché in ballo ci sono pure le mire di A2a. L’azienda che fornisce elettricità a Milano e Brescia oggi ha il 21,9% di Acsm Agam e, per ammissione dello stesso Giordano, non dovrebbe diluire la propria partecipazione nella nuova creatura, grazie a un conferimento di asset. Ma il Pd locale non ci sta. E ribatte in una nota: “L’attribuzione delle quote azionarie sia conseguente e proporzionale al reale valore delle due società, senza nessuna forma di riequilibrio o compensazione”. Solo che ad accrescere i timori sull’espansione di A2a è saltato fuori pure un caso di conflitto di interessi.

Consulenza senza bando. Ma con conflitto di interessi – A gennaio la consulenza per la fusione è stata affidata alla Banca Profilo di Matteo Arpe, l’ex enfant prodige della finanza italiana. A coordinare il gruppo che lavora alla valutazione del valore delle due società è stato messo Marco Baga, responsabile dell’area Investment Banking di Banca Profilo e, soprattutto, membro del consiglio di sorveglianza di A2a fino a giugno. Il conflitto di interessi viene dichiarato in modo esplicito anche nel contratto di consulenza, pubblicato dal sito Infonodo.org. Imparzialità a rischio? “Baga ormai non è più in quel ruolo – risponde Giordano –. Il consiglio di sorveglianza inoltre non è un organo con compiti operativi, a differenza del consiglio di gestione, e per di più Baga era stato nominato in rappresentanza di due azionisti di minoranza, i comuni di Bergamo e Varese”.

La consulenza però è finita sotto l’attacco delle opposizioni in Comune pure per un altro aspetto: è stata affidata senza bando, nonostante Aeb Gelsia sia interamente pubblica. E per una cifra di 180mila euro, più 800mila di success fee da incassare una volta portata a termine l’operazione. Compensi giudicati eccessivi dai critici del progetto, mentre fonti vicine a Banca Profilo ritengono siano inferiori alla media di mercato. Sulla procedura senza gara, interviene Giordano: “L’incarico è di tipo fiduciario e se ne sta occupando un gruppo di lavoro che ha rapporti con le nostre società da anni. A carico di Aeb Gelsia e Acsm Agam per il momento ci sono solo 90mila euro ciascuna, mentre l’eventuale success fee verrà pagata dalla nuova società”. Sempre che la fusione, alla fine, si faccia per davvero.

@gigi_gno

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