Il premier interrompe il Consiglio e chiede una riunione urgente dei ministri delle Finanze Ue. Poi fa outing sul commento di Renzi a proposito del contributo extra chiesto anche all'Italia: "Ha detto che queste cifre sono un’arma letale. Concordo con lui". Ma il presidente del Consiglio smentisce: "Mai detto, ho solo parlato di burocrazia Ue"
Niente ultimatum del 1 dicembre, perché il rifiuto del pagamento è senza possibilità d’appello. David Cameron liquida con poche parole le richieste di aggiustamento del budget presentate da Bruxelles, secondo cui Londra dovrebbe versare 2,1 miliardi per il contributo extra al bilancio Ue. E per rafforzare la sua contrarietà, il primo ministro britannico fa outing sul relativo commento di Matteo Renzi. Anche all’Italia, infatti, come mostra un documento pubblicato sul Financial Times (sotto), l’Europa avrebbe chiesto 340 milioni di euro in più.
“Credo che abbia detto bene il primo ministro italiano, e credo che forse mi metterò nei guai a riportarlo, ma è un uomo molto ragionevole, sono sicuro che non gli dispiacerà, quando ha detto che questo non è un calcolo ma un’arma letale“. Renzi “ha detto – ha aggiunto Cameron – che quando le persone producono un’arma letale come questa, non capiscono che porta le persone in tutta Europa a pensare che la Commissione europea è fatta di tecnocrati e burocrati senza anima né cuore? Questo è quello che il primo ministro italiano ha detto, e concordo con ogni parola”. Il primo ministro ha interrotto le discussioni del Consiglio per chiedere una riunione urgente dei ministri delle Finanze Ue e discutere in quella sede le obiezioni di Londra. “Sono state 24 ore a Bruxelles con importanti successi ma anche profonde frustrazioni e un bel po’ di rabbia per il modo in cui siamo stati trattati”, ha detto, ritenendo la richiesta economica, che non sarà pagata “il primo dicembre”, “assolutamente inaccettabile”.
Il presidente del Consiglio italiano, però, al termine del vertice ha smentito di avere parlato di “arma letale”, ma confermato di avere “denunciato la burocrazia e tecnocrazia dell’Unione europea”. Inoltre, “la discussione sulla politica economica è stata come sempre tosta e accesa”, ha spiegato Renzi che ha tranquillizzato sulla legge di stabilità. “Come vi avevamo detto non vi sono particolari preoccupazioni e problemi” per l’Italia e “nelle prossime ore sarò chiuso quello che dovrà essere chiuso”. Ovvero arriverà la risposta alla lettera sui dubbi relativi alla conformità delle leggi finanziarie rispetto alle regole europee.
La somma richiesta dalla Commissione Ue è pari a circa un quinto del contributo annuale di Londra che è di 10,9 miliardi di euro. “Quando ho visto le cifre mi sono subito consultato con i premier di Italia, Olanda, Malta e altri e abbiamo chiesto di convocare un vertice straordinario dei ministri delle Finanze, che è vitale abbia luogo”, ha proseguito il primo ministro britannico, precisando di essere venuto a conoscenza della richiesta “solo ieri” (giovedì 23 ottobre, ndr). “Questi sono soldi dei contribuenti e voglio” che questa cifra sia analizzata in tutti i modi possibili, ha puntualizzato. “Come ci si è arrivati, gli indicatori che sono stati utilizzati. Se l’Europa continua a comportarsi così, nessuno si può sorprendere se c’è gente che dice andiamocene via“, ha aggiunto.
Ma la lista dei Paesi a cui è stato chiesto un contributo extra va oltre Regno Unito e Italia. L’Olanda dovrebbe versare ulteriori 642 milioni di euro. Segue l’Italia al terzo posto, poi ci sono Grecia (89 milioni), e Cipro (42 milioni). Però c’è anche chi incassa: il ricalcolo dei contributi al budget fatto da Bruxelles tra il 1995 e il 2013 porterà infatti alla Francia il rimborso di 1 miliardo di euro, 779,2 milioni di euro alla Germania, 321,4 alla Danimarca, 316,7 alla Polonia e 294,3 all’Austria.
Cameron si è rivolto al presidente della Commissione Ue, Jose Manuel Barroso, dicendo che “non ha idea” dell’impatto che la richiesta a sorpresa avrebbe sull’opinione pubblica nel Regno Unito. Nella notte Cameron ha avuto colloqui con il premier dell’Olanda, Mark Rutte, un altro Paese a cui è stato chiesto un pagamento aggiuntivo. I due leader, quindi, hanno discusso di come fare fronte comune. Rutte ha definito la richiesta “una sorpresa spiacevole che solleva una terribile quantità di domande” e ha detto che il suo governo “valuterà tutti gli aspetti, compresi quelli legali”.
La richiesta di Bruxelles ha scatenato reazioni politiche dentro e fuori il Regno Unito, dove tutti i partiti, conservatori inclusi, fanno pressione sul premier affinché non ceda all’Unione. La vicenda giunge fra l’altro a pochi giorni dalle elezioni suppletive nella circoscrizione di Rochester and Strood, dove i conservatori combatteranno alle urne il 20 novembre contro il partito euroscettico Ukip di Nigel Farage. Le elezioni suppletive sono state indette a seguito della defezione del conservatore Mark Reckless, che è passato all’Ukip. E comunque, al di là delle pressioni dei conservatori, la condanna dei partiti britannici al pagamento della somma è unanime.
Dal partito euroscettico di Nigel Farage fino al Labour sono state usate parole molto forti contro Bruxelles, definendo la sua richiesta come “oltraggiosa” e “inaccettabile”. Farage ha addirittura paragonato l’Ue a un “vampiro assetato che si nutre col sangue dei contribuenti britannici”. “David Cameron un giorno aveva affermato che era diminuito il nostro contributo al bilancio europeo ma è aumentato e oggi aumenta ancora, per la seconda volta, e in modo eclatante”, ha aggiunto. Mentre Pat McFadden, responsabile per le questioni europee all’interno del Labour, ha detto che il governo si deve ora impegnare per ottenere il miglior accordo possibile per il Paese. Fra i conservatori intanto prende forza il gruppo dei deputati euroscettici: c’è chi come John Redwood ha chiesto espressamente al premier Cameron di “non pagare” una richiesta “illegale” e “inaccettabile”. Anche la stampa del Regno Unito appare molto critica, col Times che afferma come Bruxelles voglia “punire” i britannici, e il Daily Telegraph che parla di una sorta di “prezzo per il successo” dopo i buoni risultati economici di Londra.