Musica

Joe T Vannelli, quando la consolle è un affare di famiglia: con i figli in tour

"Non c’è niente di più bello che suonare insieme a loro" , ha detto il dj a ilfattoquotidiano.it. E i due ragazzi si preparano a lanciare una loro etichetta

di Claudio Burdi

Stare dietro ad una consolle, a volte, è un vero e proprio “affare di famiglia” : così è per Joe T Vannelli e i suoi pargoli ormai cresciuti, Dave e Andrea, anche loro riconosciuti protagonisti nell’ambita professione del dj e del producer musicale. Il padre, un’icona internazionale con una carriera trentennale lastricata di successi: dj, remixer, produttore, ideatore di one-night e tour in discoteca e conduttore radiofonico. I Vannelli Bros, la nuova generazione che si accinge a lanciare anche una propria etichetta discografica.

Un esempio riuscito, più unico che raro, di come la passione per la musica possa essere anche un business che riesce a mettere d’accordo padri e figli. Infatti, li troviamo insieme anche nel nuovo tour della one-night “Supalova”, che dopo aver toccato Ibiza, Riccione e Formentera, approda a Milano. Una serata dal format travolgente, per appassionati di house ma non solo, con un cast ricco di performer e artisti che vede oltre a Vannelli e ai Vannelli Bros in consolle, anche i vocalist Mc Cody, Anja J e Ala Berht, l’animazione di Davidessa e le percussioni live di Tanghetti.

I vari appuntamenti coincidono anche con dirette radiofoniche su radio m2o, dall’1 alle 3 di notte, emittente che ospita anche lo storico radioshow di Joe T Vannelli dedicato alle migliori anteprime house, “Slave To The Rhythm”, in onda il sabato sera dalle 19 alle 20: è la trasmissione italiana di riferimento del genere house, ripresa e ritrasmessa in versione inglese da svariate radio americane, europee ed africane. Joe T Vannelli e i figli hanno raccontano al Fattoquotidiano.it quella che è diventata un’impresa di famiglia.

Com’è cambiato il lavoro del dj da quando hai cominciato?
Tantissimo. Quando ho iniziato non era nemmeno un lavoro. Adesso è una professione a tempo pieno che richiede attitudine, devozione e costanza. Si deve essere preparati fisicamente, mentalmente, musicalmente. Non si può improvvisare quando si va in consolle; il pubblico capisce se ha di fronte un dj o qualcuno che non lo è.

E quanto è cambiata la scena clubbing in generale?
I cambiamenti sono stati radicali. La discoteca, sino a qualche anno fa, non era strutturata come un’azienda: adesso serve un team che lavori sette giorni su sette, che si dedichi a tempo pieno alle sorti di un locale.

Com’è lavorare insieme ai tuoi figli?
Molto litigioso! Scherzi a parte, è davvero incredibile avere un cordone ombelicale musicale con i propri figli: non c’è niente di più bello che suonare insieme al sangue del proprio sangue.

Come hanno deciso di diventare dj?
E’ stata una conseguenza naturale di avere in famiglia un padre dj che trascorreva tantissimo tempo con i propri figli.

Li hai incoraggiati nel seguire la tua strada?
Li incoraggio ad essere professionali, a tendere alla perfezione.

Cosa consiglieresti a quei giovani che vorrebbero oggi intraprendere la carriera di dj?
Capire e studiare la musica, come si compone, la sua storia. Servono ovviamente tanta passione, costanza, metodo, sapersi comportare e “saper stare al mondo”.

Ci racconti l’esperienza più gratificante della tua carriera da dj? O la cosa più strana che ti è capitata mentre eri alla consolle? 
Alcuni aneddotti sono irriferibili… scherzo, ovviamente. Se devo scegliere una serata davvero particolare, punto su quella al Soap di Amsterdam di tanti anni fa. Era stato allestito un ambiente da Antica Roma, si cenava sui letti, erano stati creati laghetti artificiali con fenicotteri: sembrava di essere sul set di un cinema. Altrettanto particolari le mie serate a Dubai, dove è assolutamente vietato bere alcolici in consolle: per brindare con un bicchiere di champagne che mi volevano offrire, sono dovuto scendere dalla consolle…

E cosa pensano Dave e Andrea?
Di sicuro essere figli d’arte può costituire un’arma a doppio taglio. Si parte forse avvantaggiati, ma è altrettanto vero che tutti sono pronti ad attaccarti se qualcosa non funziona. Avere nostro padre come esempio costante è fantastico, molto stimolante.

I due ragazzi, però, si preparano anche a progetti “lontani dal padre”. Hanno appena aperto un’etichetta indipendente insieme a Nicolas Meyer e a breve uscirà il loro primo EP, Dynamic Duo.

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