L'occasione per sintetizzare anche il dibattito dei padri sinodali sulle unioni di fatto, sulle separazioni e sui divorziati risposati, è stato il pellegrinaggio in Vaticano della "Famiglia di Schönstatt", migliaia di fedeli giunti a Roma in occasione della celebrazione del primo centenario della fondazione del movimento
“La famiglia è imbastardita dalle convivenze part time“. A una settimana dalla conclusione del Sinodo straordinario dei vescovi sulle sfide della famiglia, Papa Francesco ha tracciato un bilancio delle difficoltà che vivono in tutto il mondo le coppie. L’occasione per sintetizzare anche il dibattito dei padri sinodali sulle unioni di fatto, sulle separazioni e sui divorziati risposati, è stato il pellegrinaggio in Vaticano della “Famiglia di Schönstatt”, migliaia di fedeli giunti a Roma in occasione della celebrazione del primo centenario della fondazione del movimento divenuto successivamente un istituto secolare di diritto pontificio. Per Bergoglio le “convivenze part time” sono “nuove forme distruttive e limitative della grandezza della famiglia”. Una realtà che oggi si “imbastardisce” trasformando “il matrimonio in un’associazione”. L’impreparazione con la quale tanti fidanzati si sposano è “la maggior causa di separazioni e divorzi”.
Per Francesco “le famiglie cristiane e i matrimoni non sono mai stati attaccati come adesso. Forse mi sbaglierò e gli storici mi daranno addosso, ma quante famiglie ferite oggi, quanti matrimoni finiti. Esiste una sorta di relativismo nella concezione del matrimonio. E la famiglia è in crisi perché è attaccata da tutti i lati”. Sulle unioni di fatto il Papa ha affermato che bisogna dire con chiarezza, anche se ciò fa male, che quello che viene proposto non è “un matrimonio ma è un’associazione”. Ed è necessaria una “pastorale di aiuto” che “accompagni i fidanzati e poi gli sposi facendo il cammino insieme”, perché oggi il “sacramento del matrimonio è svalutato da rito sacramentale a qualcosa di sociale, non religioso”. Francesco si è domandato perché oggi i conviventi non si sposano. Spesso si risponde perché “c’è bisogno di denaro per la festa, ma si dimentica che la cosa principale è l’unione con Dio. Non si possono preparare i fidanzati al matrimonio solo con due incontri di catechesi. Questo è un peccato di omissione che abbiamo noi preti”. Il Papa ha sottolineato anche che non bisogna scandalizzarsi di tutto quello che avviene nella famiglia. “Nel Sinodo ci siamo chiesti se siamo davvero consapevoli della sofferenza che vive un bambino quando i genitori si separano con il padre e la madre che spesso incitano il figlio a parlare male dell’uno o dell’altro coniuge”.
Bergoglio ha poi confidato ai fedeli presenti nell’aula Paolo VI che nel suo lavoro quotidiano “mi costa fare pianificazioni. Io prego e mi abbandono. Il Signore mi ha dato la grazia di avere una grande fede in questo momento di grande peccato. Ho fiducia che Dio non mi abbandona e vado avanti. Sono cosciente che ci sono tante cose cattive e che ho fatto io tante cose cattive quando non mi sono abbandonato al Signore, quando mi sono abbandonato alla tendenza di autosalvarmi“. Per Francesco è necessario “rinnovare noi stessi. I telegiornali dicono che sto rinnovando la Curia, il Vaticano, tutti rinnovamenti di fuori, ma nessuno parla del rinnovamento del cuore di noi stessi”. Il rischio, infatti, è quello di essere “funzionalisti”. “A volte vedo in alcune conferenze episcopali che ognuno ha un incarico per qualsiasi cosa e non si scappa da nulla, ma spesso mancano alcune cose. Meno funzionalismo e più libertà interiore, adorazione e preghiera”.
Parole ugualmente significative sono quelle che Francesco ha voluto rivolgere in un messaggio ai partecipanti al Convegno nazionale organizzato dalla Cei a Salerno sul tema “Nella precarietà, la speranza”. Bergoglio ha ricordato che nelle numerose visite pastorali compiute in Italia “ho potuto toccare con mano la situazione di tanti giovani disoccupati, in cassa integrazione o precari. Ma questo non è solo un problema economico, è un problema di dignità. Dove non c’è lavoro, manca la dignità, l’esperienza della dignità di portare a casa il pane! E purtroppo in Italia sono tantissimi i giovani senza lavoro”. Francesco ha ribadito che “lavorare vuol dire poter progettare il proprio futuro, decidere di formare una famiglia! Davvero si ha la sensazione che il momento che stiamo vivendo rappresenti ‘la passione dei giovani’. È forte la ‘cultura dello scarto’: tutto ciò che non serve al profitto viene scartato. Si scartano i giovani, perché senza lavoro. Ma così si scarta il futuro di un popolo, perché i giovani rappresentano il futuro di un popolo. E noi dobbiamo dire ‘no’ a questa ‘cultura dello scarto’. Questa è la ‘precarietà'”.