Alberto, mi parli di questo brano Corri Corri?
Una cosa molto importante è il modo in cui è nato. La sera prima che suonassimo al concertone del Primo Maggio nella scorsa edizione, ho fatto ascoltare a Claudia (Levante, ndr) la prima strofa e il ritornello del pezzo, mi mancava qualcosa per chiuderlo ed era proprio il punto di vista femminile sulla questione. Lei è sparita per un quarto d’ora ed è tornata con la seconda strofa scritta su un mozzicone di foglio. Neanche una piccola correzione, niente. Due giorni dopo avevamo un provino molto simile alla versione finale. Corri Corri è un brano pregno di significato e di chiavi di lettura. È strutturato come un litigio tra due morosi, scusa ma questa parola la amo particolarmente, che si dicono quello che hanno dentro da un po’ e quindi non è una lite furiosa ma qualcosa di più razionale e le pause del dialogo sono occupate da questo doppio imperativo Corri Corri che vuole essere un invito allo sfogo sia fisico sia mentale per rimettere insieme i pensieri e vedere meglio le cose. La prima lettura, quella più immediata, è questa ma io ne vedo tante altre che spero siano visibili anche all’ascoltatore.
Con Levante hai già collaborato nel suo disco, che è tra l’altro candidato alle Targhe Tenco. Come è venuta l’idea di creare, tra voi, questo connubio artistico?
L’idea è nata da Levante circa un paio di anni fa quando doveva registrare il suo Manuale di distruzione. Mi ha cercato per seguire la produzione artistica dell’album, perché cercava un suono simile a quello del mio primo album Nostalgina e da lì è nato tutto. Il disco, il suo tour e infine questo duetto.
Cos’è che più ammiri in lei?
Levante pur essendo da poco sulla scena è un’autrice molto esperta e ha una capacità, che le invidio anche un po’, di esprimere dei concetti in maniera super semplice e con un efficacia immediata. Arriviamo tutti e due da Torino, anche se lei è nata in Sicilia, e probabilmente i profumi e i colori che ci circondano ci portano a pensarla nello stesso modo su tante cose.