Difficile sopravvivere alla propria leggenda, viene da dire guardando certi figuri che si aggirano goffi per palchi e televisioni. Difficile, specie se la propria leggenda è di quelle che ancora oggi al solo nominare un nome sono capaci di aprire scenari vividi, come solo certe icone riescono a fare. Difficile, ma non impossibile, e questa sera potrebbe capitarvi di averne riprova. Dopo una fugace comparsa a Che tempo che fa di Fabio Fazio, arriva in Italia il 50 Years Anniversary World Tour di Marianne Faithfull, che questa sera, 27 ottobre, dalle 21 è all’Auditorium di Largo Gustav Mahler. E mai come nel suo caso tocca fare i conti con la leggenda, comprese le derive più desolanti che tutto ciò comporta.
Sì, perché se oggi si parla ancora di lei, che si tratti di articoli d’ufficio o di comunicati stampa, in genere, ci si riferisce sempre a fatti ed eventi che sono accaduti una bella fetta di vita fa. Come se nel frattempo non ci fosse stato altro. Le parole “Swinging London”, “Sister Morphine” e “Mick Jagger”, in genere, non possono mancare. Capita anche di leggere la parola “Mars“, con chiaro riferimento a uno degli aneddoti più famosi della storia del rock, che la vede protagonista, insieme al famoso snack a base di cioccolato e miele, a Keith Richards e al già menzionato cantante dei Rolling Stones. Bene: se ancora oggi ha senso tirare in ballo tutto questo, forse è il caso di guardare anche al resto, perché se è vero che Marianne Faithfull arriva in Italia per festeggiare i suoi cinquant’anni di carriera, cominciati proprio a Londra, è anche vero che, da allora, di cose ne sono successe.
Cantautrice in chiave rock, suo lo zampino dietro As tears go by e Sister Morphine degli Stones, attrice di cinema, icona di un tempo andato come di un modo poco incline alle mode di affrontare l’arte, in ogni sua sfaccettatura, Marianne Faithfull questa sera presenterà al pubblico milanese che avrà la fortuna di vederla il meglio della sua carriera a partire dal suo ultimo lavoro, Give my love to London, album di inediti numero venti, probabilmente il più intenso insieme a quello che nel 1979, dopo un decennio di oblio dovuto all’abuso di droghe, sancì il suo ritorno, Broken English.
Give my love to London è uscito proprio a ridosso del cinquantennale dal suo esordio, anniversario arrivato alla soglia dei sessantotto anni e che la vede affiancata da gente del calibro di Roger Waters, autore di Sparrow will sing, Nick Cave (sue Late Victorian Holocaust e Deep Water, e suoi buona parte dei musicisti al servizio della Faithfull), Warren Ellis, Jim Sclavunos e Anna Calvi, probabile candidata a ricevere da lei il testimone di mater terribilis del quattro quarti. E poi tanti altri, da Brian Eno a Steve Earle, passando per Ed Hartcourt a Rob Ellis, solitamente al fianco di un’altra signora del Rock che tanto deve alla Faithfull, PJ Harvey. Un’occasione, quella di stasera, per riconciliarsi con una musica senza filtri e per capire che si può sopravvivere alla propria leggenda senza per questo risultare una sopravvissuta.