L'ex direttore del Tg1, senatore di Forza Italia, in primo grado era stato assolto. La somma contestata, circa 65mila euro, è stata rimborsata. Capezzone: "Solidarietà ad Augusto". Santanché: "Allucinante, giustizia a orologeria"
L’ex direttore del Tg1, Augusto Minzolini, è stato condannato dalla terza Corte d’Appello di Roma a 2 anni e 6 mesi per l’accusa di peculato continuato per aver utilizzato in modo improprio la carta di credito aziendale. In primo grado il senatore di Forza Italia era stato assolto. Il giudice ha fissato anche per lo stesso periodo l’interdizione dai pubblici uffici. Il procuratore generale aveva chiesto 2 anni di reclusione. L’accusa era quella d’aver superato in 14 mesi il budget messo a sua disposizione dall’azienda. C’è da sottolineare che la somma contestata, circa 65mila euro in un anno e mezzo, è stata completamente rimborsata alla Rai. Minzolini ha sempre rivendicato la propria innocenza: “Le spese sostenute a partire dal 2009 con la carta di credito della Rai sono state solo in funzione del mio lavoro” ha spiegato in precedenza. Tra le spese contestate un weekend alle terme di Saturnia da 550 euro a notte in “grand suite”, con una tariffa scontata di un terzo rispetto al listino ufficiale (pochi giorni prima il direttore del centro termale era stato ospite del Tg1). E poi diversi viaggi in tutto il mondo, da Istanbul a Londra, da Praga a Marrakesh, dove il direttore fu ospite del re del Marocco.
Minzolini si dice “allibito e attonito”, scrive su Twitter. “Assolto da Corte dei Conti, in primo grado e da giudice del lavoro, condannato a 2,6 anni in appello. Dov’è la certezza del diritto?”, si chiede il senatore di Forza Italia. “E’ una sentenza che ci lascia interdetti – commentano gli avvocati di Minzolini, Fabrizio Siggia e Franco Coppi – Alla lettura delle motivazioni valuteremo il ricorso in cassazione”. In aula i due penalisti avevano sostenuto che la carta di credito aziendale fosse “un mezzo di pagamento agevolato assegnato a Minzolini dalla direzione generale della Rai senza dover attendere il rimborso delle spese sostenute nel suo ruolo di direttore del telegiornale”. Per la difesa del senatore di Forza Italia “non c’era nessuna indicazione nel regolamento su come giustificare e rendicontare le spese, lo prova il fatto che per 14 mesi la Rai non ha avuto nulla da ridire sulle ricevute spedite per il rimborso”. Minzolini ha sempre sostenuto che la carta di credito faceva parte della trattativa con l’allora direttore generale Mauro Masi. Una auto-difesa che aveva “promosso” anche in un editoriale nel telegiornale. Il caso era emerso alla fine del 2010, grazie al Fatto Quotidiano, quando si venne a sapere che Minzolini aveva speso 10 volte Mario Orfeo, allora direttore del Tg2 e attualmente a capo del telegiornale di Rai1. Nella successiva primavera quello che poi è diventato senatore di Forza Italia fu iscritto nel registro degli indagati.
Immediata la solidarietà del centrodestra al “direttorissimo” che resse il Tg1 durante l’ultimo governo Berlusconi, dal 2009 al 2011. “Solidarietà e vicinanza a Augusto Minzolini”, scrive su Twitter Daniele Capezzone. “Ero e resto convintissimo della sua assoluta estraneità all’accusa. Il tempo sarà galantuomo”. Maurizio Sacconi, capogruppo Ncd al Senato, anche lui su Twitter si dice “allibito, ma mai del tutto sorpreso da sentenza Minzolini. Solidarietà ad Augusto”. Daniela Santanché parla di sentenza “allucinante” e di “giustizia a orologeria”, anche se non specifica sincronizzata con che cosa.