Bastano 40 millimetri di pioggia per mandare in tilt Milano. In particolare è la zona nord della città che ciclicamente si trova a dover fronteggiare l’esondazione del Seveso, uno dei corsi d’acqua tra i più inquinati d’Italia. Un fiume che misura in totale poco più di 50 km e che arriva a Milano dopo aver attraversato la ricca Brianza: a pochi metri dal confine settentrionale della città, vicino a Bresso (Mi), il Seveso scompare sotto terra. Nove chilometri di percorso forzato a cui nessuno mette mano da anni, dove si sono stratificati fanghi e detriti, creando un ulteriore ostacolo al deflusso delle acque. Un tunnel da cui, sempre più spesso, il fiume esonda e quando succede si aprono anche voragini nelle strade, le cantine si riempiono di fanghi maleodoranti e intere zone del capoluogo lombardo restano isolate. Così i residenti dei quartieri più colpiti, temono una nuova “Genova”, timori che appaiono decisamente fondati dato che negli ultimi anni le esondazioni si stanno intensificando per frequenza e vigore.
Di un piano per la riqualificazione del Seveso si parla ormai da decenni ma le soluzioni tardano ad arrivare. Il governo ha presentato, complice l’onda emotiva generata dal disastro ligure, un piano contro le esondazioni che prevede una spesa di 110 milioni di euro per la realizzazione di un sistema di vasche di laminazione. Sono cinque in tutto, quattro nei comuni dell’hinterland (Lentate sul Seveso, Paderno Dugnano, Senago e Varedo) e una a Milano, all’interno del Parco Nord, da realizzare parallelamente ad interventi di bonifica, collettamento fognario e depurazione del fiume (per ulteriori 90 milioni di euro) entro il 2016. “I ricorsi al Tar, grazie al decreto Sblocca Italia, non fermeranno i lavori – spiega il capo dell’unità di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico, Erasmo D’Angelis -. Quello sul Seveso è un progetto pilota che il Governo intende replicare anche in altre parti del Paese. Il prossimo obiettivo è di sbloccare gli interventi sul Sarno (Campania, ndr)”. Ma dei 110 milioni annunciati, solo 30 sono quelli effettivamente stanziati (20 milioni dal comune di Milano, 10 dalla Regione). Nonostante le promesse del governo i cittadini e i sindaci dei comuni in cui sorgeranno le vasche temono di vedere sul loro territorio solo “fogne a cielo aperto”.
I primi lavori partiranno tra nove mesi (a Expo già avviato) a Senago: qui le vasche di contenimento sorgeranno su terreni agricoli, su cui pochi mesi fa sono stati piantati numerosi alberi per i quali la società proprietaria del terreno ha chiesto un contributo regionale. Siamo andati lungo il corso del Seveso fino alla fonte, a Cavallasca in provincia di Como. Lì dove l’acqua del fiume che spaventa Milano è una risorsa per il territorio e dagli abitanti è usata addirittura per fare il the di Alessandro Madron e Francesca Martelli