Mafie

Expo, “azienda del boss in Tangenziale esterna. Aveva certificato antimafia”

Alla Skavedil di Giuseppe Galati 450mila euro per un lavoro nella grande opera connessa all'Esposizione, secondo l'inchiesta sulla 'ndrangheta in Lombardia che ha portato in carcere 13 persone. Boccassini: "Dopo l'operazione Infinito nulla cambia"

C’è anche un appalto della Tangenziale esterna est Milano (Teem), grande opera connessa a Expo2015, nell’inchiesta sulla ‘ndrangheta in Lombardia che oggi ha portato all’arresto di 13 persone, compreso un ex consigliere comunale del Pd di Rho, la città alle porte di Milano sul cui territorio sorgono i cantieri dell’Esposizione universale. Una società riferibile a Giuseppe Galati, uno dei presunti boss ammanettati dal Ros dei carabinieri, avrebbe acquisito lavori nell’appalto. Si tratta della Skavedil, un’impresa che “ha avuto la certificazione antimafia” per lavorare in due subappalti del valore di “450mila euro”, ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini, nel corso della conferenza stampa alla quale hanno partecipato i vertici dei carabinieri di Milano e il capo del Ros, il generale Mario Parente.

Boccassini ha spiegato che l’impresa è riuscita ad ottenere la certificazione “ordinando che le sue quote nella società passassero ai suoi cognati”. L’impresa ha così ottenuto da una azienda di Modena, appaltante per l’opera, due subappalti. Secondo Boccassini, è difficile pensare che “poteva non sapere a chi si davano quei subappalti”. Il procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati, ha chiarito “ci sarà una segnalazione alla Prefettura che ha già svolto un lavoro imponente per l’Expo”.

Giuseppe Galati, già detenuto per traffico di stupefacenti, nipote dell’indagato Antonio Galati, avrebbe “continuato a gestire dal carcere, attraverso alcuni familiari, due società operanti nel settore edile, titolari tra l’altro di alcuni subappalti in alcuni cantieri della Teem”, si legge in una nota degli inquirenti. Nel procedimento, Giuseppe Galati è indagato per i reati di partecipazione ad associazione mafiosa, importazione e detenzione abusiva di armi da fuoco.

Dopo l’operazione Infinito del 2010, la più grande di sempre ‘ndrangheta in Lombardia, “nulla cambia, è una riflessione da fare”, ha commentato Boccassini. Riguardo all’operazione di questa mattina, coordinata dai pm Paolo Storari e Francesca Cellesi, si tratta di “un segmento di notevole importanza perché conferma quanto sancito dalla Cassazione con Infinito” e cioè dell’”esistenza in Lombardia delle locali (le articolazion i territoriali della mafia calabrese, ndr)” le quali hanno “autonomia nella nostra regione con un controllo capillare e pesante del territorio”. E quando l’organizzazione è in pericolo, “reagisce con una violenza inaudita”, ha spiegato il magistrato antimafia. Per uscire dall’associazione mafiosa ci sono due modi, “o con la morte o diventi collaboratore e ti dai allo Stato”.