Il gip di Milano Fabrizio D’Arcangelo ha trasferito nelle disponibilità del commissario straordinario del siderurgico ionico Il denaro sequestrato nell'ambito dell'indagine sul rientro di capitali dall’estero: in particolare il tesoro dei Riva era stato individuato in otto società trust domiciliate nell’isola inglese di Jersey
Ammonta a 1,2 miliardi il tesoro della famiglia Riva che il gip di Milano Fabrizio D’Arcangelo ha trasferito nelle disponibilità del commissario straordinario dell’Ilva, Pietro Gnudi, per il risanamento della fabbrica di Taranto. La decisione del magistrato – come ha risporta il sito de L’Espresso – è giunta nelle scorse ore con l’accoglimento della richiesta formulata dallo stesso Gnudi sulla base dell’ultimo decreto “salva Ilva” approvato dal Governo Renzi. La possibilità di trasferire il denaro per il risanamento degli impianti, infatti, era stata prevista dal decreto “Ilva-Terra dei fuochi” varato a febbraio scorso dall’esecutivo e poi modificato con l’ultimo decreto “Salva Ilva” (il sesto dal luglio 2012) nei mesi estivi prevedendo il trasferimento di denaro come aumento di capitale della famiglia Riva, socio di maggioranza dell’Ilva. Una decisione, tuttavia, che la famiglia di industriali ha tentato di scongiurare: i legali di Adriano Riva, infatti, hanno sollevato eccezioni di incostituzionalità del decreto, ma il gip ha rigettato questa istanza per “manifesta infondatezza”.
Il denaro era stato sequestrato dalla Guardia di finanza al termine di una complessa indagine sul rientro di capitali dall’estero: in particolare il tesoro dei Riva era stato individuato in otto società trust domiciliate nell’isola inglese di Jersey. Anche la procura milanese aveva dato parere favorevole al trasferimento dei fondi, ma con la condizione che questi fossero utilizzati esclusivamente per adeguare gli impianti dello stabilimento siderurgico di Taranto alle prescrizioni imposte dall’autorizzazione integrata ambientale rilasciata alla fine del 2012, ma che ancora risulta inapplicata. Il denaro, quindi, non potrà essere utilizzato per il pagamento degli stipendi o per garantire la continuità dell’attività produttiva dell’acciaieria ionica, ma soltanto per l’ammodernamento dei reparti dell’Ilva che oggi, per l’accusa ionica, sono ancora fonte di malattia e morte.
E proprio questa mattina, Angelo Bonelli, durante una conferenza stampa ha annunciato un esposto alla procura proprio sulla lentezza dei lavori Aia all’interno della fabbrica nonostante le rassicurazioni dello stesso Gnudi che aveva dichiarato nei giorni scorsi che il 75% delle prescrizioni, per un totale complessivo di 583 milioni di euro, erano state attuate. Il denaro sbloccato dal gip D’Arcangelo, quindi, rappresenta una significativa iniezione di liquidità per i lavori di ammodernamento della fabbrica il cui costo complessivo si aggira intorno alla cifra di 1,8 miliardi di euro.