Il 10% dei rinviati a giudizio dalla procura di Milano per mafia sono imprenditori. Nel giorno in cui la direzione distrettuale antimafia di Milano ha ordinato tredici arresti per associazione ‘ndranghetista, riciclaggio e abuso d’ufficio aggravato dal metodo mafioso, una ricerca promossa da Camera di Commercio di Milano, Assimpredil-Ance e Università Bocconi mostra come dei 322 rinviati a giudizio per mafia in oltre un decennio (2000-2012) dalla Procura di Milano nell’ambito di 64 procedimenti, uno su dieci è un imprenditore colluso.
Il settore più colpito è quello legato all’edilizia (un caso su due) e la mafia più presente è la ‘ndrangheta (74%). Il report “Espansione della criminalità organizzata nell’attività d’impresa al nord” evidenzia anche che in realtà il numero di imprenditori rinviati a giudizio aumenta se si considerano, oltre a quelli collusi, anche i “mafiosi imprenditori”, ovvero quei criminali non originariamente imprenditori, ma che cercano di assumerne le vesti per realizzare affari illegali.
Ma a colpire, oltre ai dati sui procedimenti penali, sono gli esiti di un questionari distribuito tra le imprese. Il 100% degli associati di Assimpredil che hanno risposto sostengono che ci sia la presenza di infiltrazioni mafiose nel proprio settore e la maggioranza la ritiene “considerevole”. Una presenza che è stata “concretamente percepita” almeno dalla metà di loro. Numeri leggermente differenti per le aziende della Camera di Commercio, dove a ritenere il proprio settore infiltrato è il 77% degli intervistati.
Ma qual è la molla che spinge gli imprenditori tra le braccia della criminalità organizzata? Secondo gli intervistati, il punto di forza delle mafie è il desiderio degli imprenditori di aumentare i loro guadagni. Per questo, sempre secondo il report, l’arma per combatterle dovrebbe essere che lo Stato colpisca le mafie proprio nei loro interessi economici.