Quella che inizia stanotte non è solo la stagione del ritorno a casa di LeBron James e dello sbarco di Ettore Messina nel ruolo di vice Popovich sulla panchina dei San Antonio Spurs. E’ anche l’anno che parte con in tasca un nuovo contratto tv, attivo dal 2016/17, a cifre da capogiro e destinate a cambiare anche i connotati alle norme che regolano gli ingaggi. L’accordo chiuso dalla Nba ai primi da ottobre è spaventoso: la Lega amministrata da Adam Silver incasserà 24 miliardi di dollari in 9 anni dai network che si sono aggiudicati i diritti. Una cifra abnorme, pari a 2.6 miliardi a stagione, il triplo di quanto le franchigie incassano attualmente. Un accordo che avvicina il basket al record di 3,4 miliardi garantito alla Nfl dal 2015. Pagano gli storici partner, Espn/Abc e Tnt. Incassano le franchigie, con i proprietari che si sfregano le mani perché il modello di business del basket americano continua a guardare verso l’alto.
Un accordo che avvicina il basket al record di 3,4 miliardi garantito alla Nfl dal 2015
Ma l’accordo monstre con le emittenti televisive fa sorridere anche i giocatori, pronti a battere cassa. Perché più soldi garantiti in entrata si traducono anche in un innalzamento del salary cup, il meccanismo dei vincoli salariali ai quali le società sono obbligate ad attenersi. Grazie ai diritti tv il tetto agli stipendi dovrebbe lievitare di 16 milioni tra due stagioni, scombussolando il mercato dei free agent (i giocatori senza squadra) e i rinnovi contrattuali che le star si apprestano a discutere nei prossimi mesi. Basti pensare alla stella dei Cleveland Cavaliers LeBron James, tornato nel suo Ohio firmando per soli due anni proprio per essere libero di ridiscutere tutto nel 2016 quando i soldi saranno di più e di certo non verranno negati ai big, che portano vittorie ma soprattutto generano introiti alle franchigie stesse. Un primo calcolo è presto fatto: attualmente James guadagna 21 milioni di dollari a stagione ma con i massimi consentiti dal 2016, grazie ai soldi derivanti dalle tv, potrebbe avere a disposizione qualcosa come 180 milioni se deciderà di firmare un quinquennale. Ed è praticamente certo di non scendere sotto i 30 per il primo anno di contratto. Sempre che l’associazione giocatori, guidata da Chris Paul, non spinga per l’abolizione del tetto individuale, permettendo quindi una contrattazione senza limiti ai giocatori più importanti.
Il ruolo di Murdoch: minaccia di inserirsi tra Espn e Tnt e fa aumentare le offerte
Più soldi vorrà ovviamente dire anche più basket in tv. Il ricco contratto garantirà agli appassionati la possibilità di vedere su scala nazionale altre 27 gare in ogni stagione (12 da parte di Tnt e 15 di Espn) portando a 164 il computo totale. Ma c’è un ‘finanziatore’ occulto dei fan e delle franchigie. Oltre all’innegabile appeal del gioco, infatti, un ruolo importante nell’aumento lo ha giocato Rupert Murdoch. Il magnate americano ha provato, quanto meno a parole, a inserirsi nel duello tra Espn e Tnt con il suo gigante Fox, facendo circolare voce di un più o meno velato interesse a lottare per trasmettere la Nba. Un gioco che, combinato con il timore di possibili inserimenti sul mercato di Google e Apple, ha avuto come conseguenza il clamoroso segno più fatto segnare dal nuovo contratto.