L'ex dirigente del Banco do Brasil, condannato in patria a 12 anni e 7 mesi nello scandalo "Menselao" (tangentopoli brasiliana) ed ex latitante resterà in Italia
Henrique Pizzolato resta in Italia. I giudici della Corte d’appello di Bologna hanno respinto la richiesta dello Stato brasiliano di estradizione per l’ex dirigente del Banco do Brasil, condannato in patria a 12 anni e 7 mesi nello scandalo ‘Mensalao’ e arrestato a febbraio a Maranello (Modena). Il governo brasiliano presenterà ricorso per cassazione contro la sentenza. Le accuse a carico di Pizzolato sono di corruzione, peculato e riciclaggio. La decisione è stata riferita dall’avvocato dello Stato del Brasile Michele Gentiloni, aggiungendo che per le motivazioni bisognerà attendere 15 giorni. Henrique Pizzolato è uscito dalla Corte di Appello di Bologna all’interno di un furgoncino della polizia penitenziaria. “E’ molto frastornato – ha detto il difensore dell’ex banchiere, avv. Alessandro Sivelli di Modena, ai giornalisti che hanno chiesto come avesse reagito alla decisione dei giudici – anche perché è stato scarcerato subito”. che ha respinto la richiesta di estradizione in Brasile di Henrique Pizzolato, condannato nel processo per il cosiddetto Mensalao, la Tangentopoli brasiliana.
Sivelli ha quindi ricapitolato gli argomenti portati dalla difesa contro l’estradizione. In primo luogo, il fatto che in Brasile “non doveva avere il processo davanti al supremo tribunale” ma un processo “ordinario così come lo hanno avuto altri imputati che non avevano la pubblica funzione”. Poi “la violazione del doppio grado di giudizio” e “il fatto che non è stata consentita l’acquisizione di prove dell’indagine parallela”. Infine, probabilmente elemento decisivo, secondo i difensori “il problema delle carceri, anche perché dall’altra parte non sono state in grado di confutare le nostre documentazioni”. Il riferimento è alla mancanza di garanzia del rispetto dei diritti umani nelle carceri brasiliane, sostenuto dalla difesa.