È probabilmente tra i pochi a non essere rimasto del tutto sorpreso dell’esplosione del razzo Antares della Orbital Sciences Corp sui cieli della Virginia, a pochi secondi dal lancio dalla base Nasa di Wallops Island. Elon Musk, considerato da Time tra le 100 persone che più hanno condizionato il mondo, l’uomo che con la sua Space X sta privatizzando l’industria aerospaziale e promette di portare l’umanità su Marte, già due anni fa era stato molto critico con la Orbital. In un’intervista su Wired aveva, infatti, stigmatizzato l’uso di tecnologie sovietiche obsolete, risalenti agli Anni ’60, ai tempi della corsa alla Luna con gli americani. “Musk ha fatto una scelta diversa, sviluppando motori americani – afferma Daniele Barbagallo, ingegnere aerospaziale – attraverso una produzione interna alla stessa Space X e quindi più controllata e controllabile, piuttosto che con parti acquistate all’esterno”.
Non sono ancora note le cause dell’incidente. La Nasa ha annunciato la creazione di una commissione d’inchiesta e parlato di “anomalia catastrofica“. Ma sul banco degli imputati è subito finito proprio uno dei motori di fabbricazione russa, l’AJ26, che aveva presentato problemi durante i test avvenuti nel maggio scorso, poi superati. “Bisognerà aspettare i risultati della commissione d’inchiesta e conoscere tutti i dati della telemetria, prima di poter sapere con certezza cosa non ha funzionato – spiega Barbagallo -. Quello che possiamo dire è che nella tecnologia dei motori dei razzi non c’è stata negli anni alcuna vera rivoluzione o innovazione scientifica, piuttosto un miglioramento e affinamento continuo dei materiali adoperati e dei mezzi di produzione. Nonostante la tecnologia dei motori sia ben conosciuta e l’affidabilità dei vettori alta, tra il 95% e il 98% – aggiunge lo studioso -, il rischio di un guasto o un’incidente più serio esiste sempre. D’altronde, le sollecitazioni sono enormi e i margini di errore molto piccoli”.
L’incidente al razzo Antares è il primo a riguardare uno dei voli commerciali che hanno preso il posto degli Shuttle, dopo il loro pensionamento deciso dalla Nasa alcuni anni fa. L’esplosione del vettore, che trasportava un cargo Cygnus con attrezzature, viveri e rifornimenti per i sei membri dell’equipaggio della Stazione spaziale internazionale (Iss), rappresenta un serio problema per la Orbital Sciences, che con la Nasa ha firmato un contratto da 1,9 miliardi di dollari per assicurare almeno otto voli fino al 2016. Un primo contraccolpo c’è già stato, con il titolo della società che ha subito accusato un crollo in Borsa, perdendo il 19%.
Anche l’Italia ha indirettamente subito le conseguenze dell’incidente. Nell’esplosione del lanciatore Antares sono, infatti, andati perduti due dei nove esperimenti destinati alla missione “Futura” di Samantha Cristoforetti, in programma tra meno di un mese. “Sono stati avviati immediati contatti con la Nasa – fa sapere in una nota l’Agenzia spaziale italiana (Asi) -, per attivare da subito tutte le procedure necessarie a ripianificare gli esperimenti Wearable Monitoring e Drain Brain, dedicati, rispettivamente – si legge nella nota – allo studio dell’attività cardiaca degli astronauti durante il sonno, e al monitoraggio del flusso venoso in condizioni di microgravità”. “L’incidente – sottolinea Roberto Battiston, presidente dell’Asi – dimostra che l’accesso allo spazio, nonostante possa sembrare ormai un’attività ordinaria, è, in realtà, ogni volta una sfida tecnologica, il cui risultato è sempre suscettibile di rischio. Grazie alla flotta di veicoli che serve la Stazione spaziale, però – conclude l’astrofisico – non ci saranno comunque conseguenze sul lavoro dell’equipaggio e le attività scientifiche nazionali a bordo”.