Continua a far discutere il ddl del governo che riforma la responsabilità civile dei magistrati. Dopo la polemica della scorsa settimana sulla “marcia indietro” dell’esecutivo, il Csm che critica il disegno di legge sostenendo che mette a “repentaglio l’indipendenza” dei giudici. Secondo il consiglio superiore della magistratura può determinare anche un “inesauribile contenzioso” e, per questa via, “ulteriori rallentamenti della macchina giudiziaria”.
Il plenum del Csm mette nero su bianco le sue preoccupazioni sulla riforma del governo, approvando a larga maggioranza, sia pure con modifiche, il testo messo a punto dalla Sesta Commissione. I timori dei consiglieri sono legati soprattutto all’abolizione del filtro di ammissibilità sulle azioni intentate da chi si sente danneggiato. Il documento passa con 19 voti a favore espressi da tutti i togati e dai laici di centro e di sinistra; contrari i tre consiglieri di centro-destra (mentre non partecipa al voto il vice presidente del Csm Giovanni Legnini). Viene licenziato dopo cinque intense ore di dibattito e la presentazione di una decina di emendamenti.
“C’è un’opposizione tout court al ddl”, lamenta il laico di Ncd Antonio Leone. “È un sostanziale no alla riforma nella sue linee fondamentali”, rilancia Maria Elisabetta Alberti Casellati (Forza Italia), che difende il ddl del governo: “Non è una legge punitiva per l’intera categoria dei magistrati, ma per chi sbaglia”. Ma anche dai laici di sinistra arrivano critiche ai toni ritenuti troppo duri del documento. “Pur con le critiche, occorre dare atto che si tratta di un intervento legittimo e doveroso”, dice Giuseppe Fanfani (Pd); sullo stesso tono Paola Balducci (Sel) che con Fanfani chiede che venga inserito un passaggio che esprima comunque un giudizio positivo di carattere generale sulla riforma.
Dei togati l’unico a riconoscere che il ddl è comunque “un importante punto di partenza” perché “spazza via la responsabilità diretta” dei magistrati – che invece il ddl Buemi in discussione al Senato vuole introdurre – è l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara (Unicost).
Per il resto dai togati arrivano solo critiche molto dure. Alla fine è Legnini a chiedere ai relatori di fare uno sforzo di mediazione tra le posizioni emerse. Le critiche restano tutte, ma si aggiunge un passaggio in cui si dice che se l’intervento del governo è motivato solo dall’esigenza di dare corretta attuazione alla sentenza della Corte di giustizia europea – che parla di reponsabilità diretta dello Stato e non dei magistrati – non si può che prenderne atto “con soddisfazione”.
Il ddl del governo sulla responsabilità civile costituisce un “passo avanti” e “il Csm ha ben valutato gli aspetti positivi” oltre a sottolineare le “criticità”, sottolinea alla fine Legnini. E dal governo il vice ministro alla Giustizia Enrico Costa assicura: il testo “non è blindato e l’obiettivo è quello di avere una norma più efficace della Vassalli, che in un quarto di secolo ha determinato non più di 6 o 7 condanne. Siamo aperti a miglioramenti in Commissione”.