La carica ai lavoratori Thyssen rompe la tradizionale concertazione di piazza tra confederali e polizia. Il sindacalista: "Era tutto concordato con Questura, c'è indicazione politica". Il sindacato di polizia Silp: "Non dovrebbe mai accadere"
Cambia verso anche l’ordine pubblico? La carica di Roma contro i lavoratori della Fiom rompe una lunga tradizione di tolleranza e concertazione di piazza tra sindacati confederali e polizia (leggi governo). Anzi, anche dopo la fiammata del G8 di Genova, la presenza tra gli organizzatori della Cgil e del suo rodato servizio d’ordine veniva letta dal Viminale come una garanzia che le cose sarebbero filate lisce, come per esempio nella grande manifestazione contro la guerra a Firenze nel novembre 2002. “Non ho mai visto una carica così forte come quella di oggi”, assicura Fabio Palmieri, dirigente della Fiom della capitale. “Quanto accaduto a Roma è quanto non dovrebbe mai accadere”, scrive invece Daniele Tissone, segretario del Silp, il sindacato di polizia della Cgil.
La manifestazione dei lavoratori Ast, racconta Palmieri, era stata preceduta dai consueti accordi con i responsabili dell’ordine pubblico: “Da ieri sera avevamo avviato i contatti con la Questura, e stamattina, due ore prima della manifestazione, avevamo avvertito le forze dell’ordine dell’intenzione di andare in corteo fino al ministero dello Sviluppo, l’ho detto io personalmente al responsabile dell’ordine pubblico”. Ma, spiega il sindacalista, “fin dalle 9 di stamattina abbiamo colto un atteggiamento particolare della polizia, che ha chiuso completamente piazza Indipendenza con un incredibile dispiegamento di uomini e mezzi”. La carica, testimonia Palmieri, è esplosa “appena il corteo è partito dall’ambasciata tedesca”. Secondo la Questura, invece, si è trattato di un intervento di “alleggerimento” perché i manifestanti volevano “forzare il blocco”.
Dei segnali di indurimento, ricorda il sinacalista Fiom, c’erano però già stati al corteo di Torino del 17 ottobre, anche questo organizzato dalla Fiom con studenti e centri sociali. Dietro questi segnali “secondo me c’è un’indicazione politico della presidenza del consiglio: fine della tolleranza”. Un richiamo alla politica arriva anche dal segretario del Silp-Cgil Tissone: “Le vertenze nelle quali sono coinvolte lavoratrici e lavoratori con le loro famiglie e il loro futuro, non possono e non devono degenerare nell’ordine pubblico che contrappone lavoratori”, scrive nella nota. “Riteniamo necessaria un’assunzione di responsabilità della politica, affinché vi siano un impegno e risposte”.