Dopo l'errore di inizio anno, si è stati costretti a riaprire di nuovo le iscrizioni. Ora il rischio è che chi ha firmato il contratto lo possa perdere e che gli alunni cambino di nuovo insegnante a pochi giorni dall'inizio
Graduatorie prima in ritardo, poi sbagliate e quindi da rifare. È caos supplenze a Milano, dove l’assegnazione delle cattedre rischia di essere stravolta per la terza volta in due mesi, a causa di una serie incredibile di rallentamenti ed errori. A maggio scorso il ministero dell’Istruzione ha riaperto le graduatorie d’istituto, come previsto dalla normativa, per aggiornarle su base triennale. Tanti docenti neoabilitati hanno fatto domanda, nella speranza di poter ottenere un incarico nella scuola pubblica. Peccato che la produzione delle liste definitive ha richiesto molto più tempo del previsto, e che all’inizio dell’anno scolastico non fossero ancora pronte. Così a settembre le supplenze sono state assegnate in base alle vecchie graduatorie, con la riserva di sostituire i docenti in corso d’opera. Questo è a successo a Milano come nella maggior parte delle province italiane (diverse città sono ancora in attesa della prima pubblicazione); purtroppo non è neppure una novità rispetto agli anni scorsi. Ma nel capoluogo lombardo il pasticcio è stato ancor più grosso.
Le graduatorie sono state pubblicate il 16 ottobre. Laddove richiesto dalle nuove liste, i supplenti “fino ad avente diritto” sono stati sostituiti da quelli definitivi. In teoria. Il 22 ottobre, infatti, sul sito dell’Ufficio scolastico regionale della Lombardia è apparsa una strana nota, con oggetto “Nuova produzione graduatorie d’istituto”. Il contenuto è abbastanza semplice: viste le “troppe segnalazioni relative ad anomalie ed errori riscontrati sul Sidi”, l’Usr “ritiene più opportuno procedere alla produzione di nuove graduatorie”. Evidentemente qualcosa dev’essere andato storto nell’inserimento dei dati nel sistema informatico che elabora le liste (che, all’interno di ogni provincia, vengono stilate per singoli istituti). Errori di ogni genere (compilazione confusa delle domande, interpretazione complicata dei punteggi, sbagli manuali delle segreterie) hanno scatenato le rimostranze degli esclusi. E per evitare che queste si tramutassero in una pioggia di pericolosi ricorsi, l’Usr ha preferito ritornare sui suoi passi e riformulare le graduatorie.
Peccato che nei sei giorni intercorsi fra pubblicazione e sospensione, alcuni docenti fossero già stati chiamati in cattedra. Per quelli che hanno firmato il contratto entro il 22 ottobre non dovrebbero esserci ripercussioni (anche se pure qui potrebbero esserci ricorsi). Per tutti gli altri invece (e non sono pochi, visto che spesso la firma non arriva nello stesso giorno dell’accettazione della nomina), la beffa è dietro l’angolo: il contratto, che in un primo momento doveva essere fino al 30 giugno, è stato trasformato in “fino ad avente diritto”. Con il rischio di perdere il posto già la settimana prossima, quando dovrebbero uscire le nuove liste (il termine ultimo per presentare domanda di rettifica è fissato al 3 novembre). La speranza è che stavolta le graduatorie siano davvero quelle definitive. Ma comunque in alcuni casi la pubblicazione di nuove liste provocherà un ulteriore avvicendamento in cattedra, con la riassegnazione delle supplenze per la terza volta in meno di due mesi. Una girandola di nomine che fa male a tutta la scuola: ai docenti precari, che continuano a non avere uno straccio di continuità occupazionale. E agli studenti, con un’offerta formativa sempre più spezzettata.