L’exploratorium è raggiungibile facilmente dal centro, sia per l’ottimo servizio di bus, sia perché è posizionato nei pressi della baia, vicino ai vari Pier, poco distante da Chinatown e la Bart di Enbarcadero lungo Market Street. Appena entri, ti rendi conto di poter appagare con la pratica, con le attività pratiche proposte, una sete di conoscenza per troppo tempo soltanto sfogliata su antichi manuali. I mezzi a disposizione con tantissimi, i finanziamenti pare non finiscano mai, perché i progetti che vengono allestiti di settimana in settimana hanno dell’incredibile. Il team che ci lavora ha a disposizione due piani dell’edificio, e proprio da qui fanno partire gli input per tutto il mondo. Le scuole organizzano giornate intere per i bambini, che grazie all’attività che sembra ludica, escono dall’exploratorium conoscendo il significato delle equazioni di Maxwell e della disuguaglianza di Schrodinger (per dire due).
Lo chiamano così: il museo interattivo della scienza, dell’arte e della percezione. Perché attivamente puoi entrare nei segreti della fisica, e se ti vengono nuove idee puoi anche proporle. Le idee ti vengono, perché giocare con le luci, le macchine del tempo, le turbine, i laser, ti impongono un pensiero diverso, e ti fanno viaggiare con la fantasia. Una volta entrato, riesci a non stare fermo per sei ore di fila (così ho fatto io!), e trovi sempre qualcuno vicino ad una nuova macchina che vuole provare il congegno con te: alcuni esperimenti vengono fatti in coppia, anche per stimolare il confronto e il dibattito successivo. E’ stato divertente prendere parte alle discussioni sul loro significato, la teoria qui è una conseguenza della fisica vista dal vero. Sul perché avvengono le cose, qui si trova sempre una risposta. E non bisogna essere necessariamente nerd (come un pochino mi sento io) per divertirsi con la scienza. L’exploratorium di San Francisco ti fa capire la necessità assoluta di portare la fisica-pratica, la fisica-sperimentale nelle scuole italiane: nei licei non serve studiarla sui libri, nei licei la fisica che c’è dietro alle cose (anche quelle di tutti i giorni) bisogna vederla con i propri occhi. E la teoria viene dopo, di conseguenza.