“Nel 1993 un aut aut della mafia allo Stato. Le bombe erano un ultimatum, telefoni muti e tememmo il golpe”: martedì scorso, in tre ore di udienza al Quirinale, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha risposto alle domande dei magistrati di Palermo, dicendo tra l’altro di non aver avuto sentore né di aver chiesto al suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio quali fossero gli “indicibili accordi”. Per i pm la frase sull’aut aut della mafia allo Stato sarebbe da interpretare come una conferma del ricatto dei boss. Ma se la minaccia era mafiosa, perché l’allora presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi temeva un colpo di Stato? Michele Santoro e Marco Travaglio analizzano la deposizione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel processo per la trattativa Stato-mafia assieme agli ospiti della trasmissione: l’avvocato di Totò Riina Luca Cianferoni, l’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli, Sabina Guzzanti e, in collegamento da Palermo, Massimo Ciancimino.
Santoro: “Il vivo chiede, il morto non risponde”
Editoriale di Michele Santoro, che apre la nuova puntata di Servizio Pubblico sulle note di “Vitti ‘na crozza”, canzone popolare siciliana interpretata da Franco Battiato, e introducendo l’argomento delle stragi mafiose: “Sono anni che passiamo davanti a quei morti che quasi non li vediamo più. Il presidente della Repubblica dice che si è trattato di ricatto, ma pare che noi non vogliamo parlarne più”. Il giornalista menziona l’attentato di via Fauro, in cui fu coinvolto con Maurizio Costanzo: “Grillo dice che i mafiosi hanno un codice. Ma ce l’avevano gli assassini, quelli che utilizzarono il tritolo. Quando sono arrivato sul luogo dell’attentato di via Fauro” – continua – “ho visto il cratere della bomba e le persone che mi guardavano con aria smarrita. Non si era mai visto la mafia colpire con tanta determinazione fuori dalla Sicilia. ‘Perché?’ continuava a chiedermi Maria De Filippi. Perchè?”. E aggiunge: “Durante Samarcanda avevamo chiesto agli italiani di spegnere le luci per protestare contro la mafia. Le proteste contro la mafia sono state fatte prima delle stragi. Poi è subentrata una sorta di rassegnazione. Ora Renzi dice che il futuro è già cominciato. Vorrei chiedere a Borsellino: è vero?” (GUARDA IL VIDEO)
La testimonianza di Giorgio Napolitano
Sono le 9 di mattina del 28 ottobre 2014. Al Quirinale tutto è pronto per la deposizione di Giorgio Napolitano sulla presunta Trattativa Stato-mafia. Un evento storico che ha riunito, in Piazza del Quirinale, una folla di cronisti italiani e stranieri. Per l’occasione una sezione della Corte D’Assise di Palermo si è trasferita a Roma. L’ex membro del pool anti mafia Giuseppe Di Lello, al telefono con Dina Lauricella, esprime il suo disappunto per la scelta dei giudici di Palermo di “tirare dentro questa storia il Presidente Napolitano”. ” Mi sembra pretestuoso” dice. Ma Vittorio Teresi, intervistato da Sandro Ruotolo, ribadisce l’utilità della deposizione e viene doppiato dal collega Nino Di Matteo: “Napolitano ha detto chiaramente che la percezione più immediata fu quella della riconducibilità di quegli attentati ad una strategia dell’ala corleonese di Cosa Nostra per porre lo Stato di fronte ad un aut aut. Nella domanda abbiamo utilizzato la parola ‘ricatto’ allo Stato e il teste ha confermato la percezione”. Il racconto di Dina Lauricella e Sandro Ruotolo (GUARDA IL VIDEO)
Ciampi: sulla notte del 27 luglio ’93 “Ebbi paura del colpo di stato”
Carlo Azeglio Ciampi sulla notte del 27 luglio 1993 (GUARDA IL VIDEO)
Travaglio: “Napolitano avrebbe dovuto lasciar aperte le porte del Quirinale”
“Napolitano testimoniando, ha dimostrato che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, anche se avrebbe fatto meglio a lasciare aperte le porte del Quirinale anche a imputati e giornalisti”. Lo afferma Marco Travaglio circa la testimonianza del presidente della Repubblica. “Ha detto” – continua – “che i vertici delle istituzioni sapevano che le bombe le avevano messe i corleonesi. Lo Stato non solo era sotto ricatto, ma sapeva benissimo di esserlo. Il condirettore de Il Fatto Quotidiano si sofferma sulla lettera di Loris D’Ambrosio, inviata al capo dello Stato il 18 giugno 2012 e poi resa pubblica dallo stesso Napolitano: “Gliela scrisse per dimettersi per le polemiche sulle sue telefonate con Mancino. Ma anche per ricordargli: “Lei sa di ciò che ho scritto di recente” in un libro di Maria Falcone: “episodi del 1989-’93 che mi preoccupano e fanno riflettere, e mi hanno portato a enucleare ipotesi di cui ho detto anche ad altri, quasi preso dal vivo timore di essere stato allora considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”. Quindi 2 anni fa Napolitano scopre che il suo collaboratore teme di essere stato usato per indicibili accordi. Uno normale fa un salto sulla sedia e convoca D’Ambrosio” (GUARDA IL VIDEO)
Guzzanti: “Dalle stragi mafiose l’Italia non si è mai ripresa”
Agli inizi degli anni ’90 questo Paese stava cambiando ma le stragi bloccarono tutto. Da quel momento l’Italia non si è mai ripresa”. Sono le parole di Sabina Guzzanti a proposito delle stragi mafiose. E a Sallusti dice: “La mafia è duemila volte più ricca di prima”. “Se la nascita di Forza Italia ci ha salvato dalle stragi, bene”, replica Sallusti. “Ha fatto una strage di cervelli”, controbatte la Guzzanti. (GUARDA IL VIDEO)
Sallusti: “Abisso tra il dramma stragi anni ’90 e la buffonata di questi giorni”
“C’è un abisso tra la drammaticità di quei giorni e la buffonata che sta avvenendo in queste ore con l’inchiesta”. Lo afferma Alessandro Sallusti, che attacca “il teorema” dei magistrati di Palermo sulla trattativa Stato-mafia e aggiunge: “Per sapere quello che ha detto Napolitano ai giudici bastava leggere il Corriere due giorni dopo la bomba. Lo Stato ha vinto la battaglia con la mafia. Anche se ha dovuto trattare nell’interesse dello Stato, ha fatto bene. Benedetta sia la trattativa. La mafia ha perso anche perché voleva bloccare il Paese, invece il Paese è cambiato”. E sottolinea: “Non è cambiato niente dal ’92 a oggi? In questo Paese, da allora, tutto è cambiato” (GUARDA IL VIDEO)
La ricostruzione di Scarpinato su Mori e sull'”uomo nero”
La ricostruzione delle dichiarazioni del procuratore Scarpinato, titolare del processo d’appello contro il generale Mori per la mancata cattura di Provenzano: “Mori ha sempre mantenuto il modus operandi tipico di un appartenente a strutture segrete, perseguendo finalità occulte” (GUARDA IL VIDEO)
Travaglio: “Sulla trattativa prima negazionisti, ora tutti giustificazionisti”
“Prima erano tutti negazionisti. Dopo anni di accuse e battaglie contro la mafia, improvvisamente sono diventati tutti giustificazionisti: bene, hanno fatto bene, con la mafia si tratta”. Sono le parole di Marco Travaglio, che sottolinea: “Qui lo Stato s’è legato le mani dietro la schiena e le ha date tutte vinte ai boss che avevano consegnato Riina e chiuso la trattativa: Provenzano e i suoi fedelissimi. Il generale Mori, ex capo del Ros dei CC, è imputato in appello (dopo l’assoluzione in I grado) perché nel ’95 poteva catturare Provenzano in un casale di Mezzojuso, grazie alla soffiata di un confidente, e invece” – continua – “lo lasciò scappare. E questo si sa. Nessuno sa che 2 anni prima, nel ’93, il Ros aveva fatto la stessa cosa con Nitto Santapaola, boss di Catania, anche lui latitante e provenzaniano, e dunque intoccabile. Attenti perché è una storia da film, anzi da tragicommedia”. Il condirettore de Il Fatto Quotidiano ricostruisce poi gli eventi (GUARDA IL VIDEO)
Nel covo di Riina: parla il pentito Santino Di Matteo
“Io e Balduccio Di Maggio facevamo parte dello stesso mandamento”. Parla Santino Di Matteo, ex affiliato vicino ai corleonesi, oggi collaboratore di giustizia, che ha pagato il suo pentimento con la morte del figlio, Giuseppe, sciolto nell’acido il nel gennaio 1996 all’età di 15 anni. Di Matteo ci riporta al mistero della mancata perquisizione del covo di Riina, arrestato nel gennaio 1993 proprio grazie a Balduccio Di Maggio, di cui Santino rievoca le parole: “Di Maggio mi disse che i carabinieri erano andati a svuotare la casa di Riina da alcuni documenti importanti. Balduccio sapeva cosa contenevano, ma non me l’ha potuto dire”. L’intervista di Sandro Ruotolo (GUARDA IL VIDEO)
Luciano Violante: “Mori mi chiese di incontrare Vito Ciancimino”
Luciano Violante racconta del controverso incontro con il generale Mori e di come, secondo la sua versione, gli fu presentata la volontà di Vito Ciancimino di incontrarlo. “Gli risposi che Ciancimino avrebbe potuto chiedere formalmente di essere sentito dalla commissione con apposita istanza. Mori replicò dicendomi che Ciancimino chiedeva un colloquio personale con me e non con la Commissione” (GUARDA IL VIDEO)
Giovanni Conso e la revoca del 41 bis
Fu una decisione presa in assoluta solitudine, non in un’ottica di pacificazione ma per vedere di fermare la minaccia di altre stragi. C’era stato l’arresto di Riina e si parlava di un cambio di passo della mafia con il nuovo capo, Provenzano” ricorda Giovanni Conso, ex ministro di Grazia e Giustizia, sulla revoca del 41 bis a diversi detenuti per reati di mafia (GUARDA IL VIDEO)
Martelli: “Da Conso incredibile onestà”
Claudio Martelli torna sulle parole di Conso: secondo l’ex ministro della Giustizia: “Le parole dette sono da osannare. Grazie a queste infatti, è stato possibile iniziare il processo che è tutt’ora in corso”. E aggiunge: “Fui io a voler dare il segnale di disponibilità all’ala moderata di Cosa Nostra guidata da Provenzano; per questo tolsi dal 41-bis una serie di detenuti” (GUARDA IL VIDEO)
Martelli: “Ci fu la trattativa Stato-mafia”
Claudio Martelli, ex ministro della Giustizia, afferma: “Chi mi succedette decise di dare un appoggio moderato a Cosa Nostra per frenare le stragi” (GUARDA IL VIDEO)
L’anonimo: “La perquisizione nel covo di Riina ci fu”
La perquisizione del covo di Totò Riina in via Bernini ci fu oppure no? Ecco la risposta dell’anonimo: “La perquisizione fu fatta in realtà. Pensate mai che tali investigatori abbiano potuto omettere un atto del genere, è per questo che fu sospeso il servizio di monitoraggio video. Ed è per questo che quel covo fu clinicamente ripulito e imbiancato” (GUARDA IL VIDEO)
Dragoni: “Mafia Spa”
Dragoni mostra quanto costerebbe comprare le azioni di una ipotetica Mafia Spa: “La mafia, secondo i dati forniti dalla commissione parlamentare che se ne occupa, avrebbe un giro d’affari pari a 150 miliardi di euro all’anno. Sarebbe la prima società italiana. Il doppio della FIAT e venti volte Luxottica” (GUARDA IL VIDEO)
Guzzanti: “Mancata perquisizione covo Riina? Nocciolo della trattativa”
“Non perquisire il covo di Riina significa che Cosa nostra può continuare a fare quello che fa”. Lo afferma Sabina Guzzanti, che ribadisce: “Quando parliamo di trattativa, l’episodio della mancata perquisizione è un episodio cruciale. E’ questo il nocciolo della trattativa”. E aggiunge: “Violante e Giancarlo Caselli potrebbero dire molto di più” (GUARDA IL VIDEO)
Cianferoni vs Travaglio: “Riina non ha mai trattato con i Carabinieri”
Si scaldano gli animi in studio tra Marco Travaglio e l’avvocato di Totò Riina, Luca Cianferoni, che afferma: “Penso che la perquisizione a Riina non ci sia mai stata. Riina non ha mai trattato con i Carabinieri”. Travaglio osserva: “Mori dice a Caselli ‘non perquisiamo il covo di Riina, sorvegliamolo’, ma poi lo abbandona”. Cianferoni replica: “Mori ha messo in piedi una versione istituzionale. Erano tutti d’accordo”. Travaglio osserva: “Penso che Provenzano abbia consegnato Riina e sia diventato intoccabile per 20 anni” (GUARDA IL VIDEO)
La ricostruzione di Totò Riina
La ricostruzione dei dialoghi nel carcere tra Totò Riina, interpretato dall’attore Tony Sperandeo, e la sua dama di compagnia sulla mancata perquisizione del suo covo. Le dichiarazioni risalgono al 5 settembre 2013 e furono catturate nel cortile del carcere di Opera (GUARDA IL VIDEO)
Martelli: “Mori è un uomo da celebrare?”
Martelli osserva: “Le stragi riprendono appena lo Stato dà i primi segni di cedimento, a cavallo delle prime revoche del 41 bis. Se tutto si è concluso con l’arresto di Riina allora è necessario celebrare il colonnello Mori perché tutto è bene quel che finisce bene” (GUARDA IL VIDEO)
Maurizio Costanzo: “Non saltai in aria con Maria per 10 secondi”
“Durante gli anni in cui mi occupavo di mafia chiesi ad Andreotti o a Martelli che la si finisse con la vergogna dei mafiosi che lasciavano le infermerie del carcere per starsene tranquilli in ospedale. L’aver ottenuto questo credo mi abbia assai nuociuto”. Maurizio Costanzo intervistato da Sandro Ruotolo ricorda e l’attentato di Via Fauro che, di fatto, aprì la strada alla seconda fase della stagione stragista: “Il telecomando dell’autobomba fu schiacciato in ritardo. Quei 5 secondi di incertezza hanno consentito che io, Maria, l’autista e il cane non perdessimo la testa”. L’intervista di Sandro Ruotolo (GUARDA IL VIDEO)
Sallusti vs Travaglio: “Mori non si fidava dei giudici di Palermo”
Sallusti ammonisce: “A chi mancano le tessere per ricostruire le vicende degli anni ’90 potrebbe sorgere un dubbio: ma il cattivo è il generale Mori? Metterlo sullo stesso piano di Totò Riina è sbagliato. Mori non si fidava dei giudci di Palermo”. Ma Travaglio ribatte: “Non diciamo cazzate, lui era pulito e Caselli no?” (GUARDA IL VIDEO)
Cianferoni vs Travaglio: “Nessuna trattativa tra Riina e Mori”
L’avvocato di Totò Riina si scaglia contro Marco Travaglio e chiede al giornalista: “Quale vantaggio avrebbe avuto Totò Riina nel trattare con Mori? Riina e Mori non sono mai andati d’accordo, non c’è nessuna trattativa tra loro. La Dc è il convitato di pietra di questa storia a livello politico” (GUARDA IL VIDEO)
La ricostruzione del pentito Flamia (prima parte)
In studio la ricostruzione del pentito Flamia e del suo rapporto con i servizi segreti (GUARDA IL VIDEO)
La ricostruzione del pentito Flamia (seconda parte)
Seconda parte della ricostruzione del pentito Flamia, attraverso il dialogo con il figlio (GUARDA IL VIDEO)
Sallusti: “I pentiti sono pericolosi”
Il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, chiede: “Come mai fino a qualche tempo fa le parole dei pentiti erano prese come oro colato? Quanto è labile il confine tra pentito ed informatore?”. E puntualizza: “I pentiti sono pericolosi perché, anche da quanto emerge da questa trasmissione, tra servizi segreti e magistratura c’è una feroce guerra in alcuni casi” (GUARDA IL VIDEO)
Travaglio: “I servizi segreti non possono incontrare detenuti senza informare magistrati”
Marco Travaglio spiega in che modo i servizi segreti devono rapportarsi su determinate vicende relazionali e quali obblighi di legge devono rispettare quando si tratta di mafia: la legge vieta agli uomini dei servizi segreti di incontrare detenuti senza informare la magistratura (GUARDA IL VIDEO)
Flamia: un capomafia al soldo dei servizi segreti
Flamia ha iniziato la sua collaborazione con i servizi segreti nel 2008. Gli 007 gli hanno dato una chiave con dentro un registratore con cui il pentito inizia a registrare i colloqui più interessanti con i mafiosi di Bagheria. Walter Molino ci porta fuori dalla sua casa in campagna che ha ristrutturato con i 150mila euro pagati dai servizi in seguito alla sua decisione, il 31 ottobre del 2013, di diventare un collaboratore di giustizia. Dentro il giardino una fitta rete di telecamere di sorveglianza. Walter Molino incontra il suocero di Sergio Flamia: dentro la sua casa i carabinieri hanno ritrovato un arsenale di armi. “E’ stato Flamia a portarle qui a mia insaputa, quando cominciò a pentirsi”. Il servizio di Walter Molino (GUARDA IL VIDEO)
Massimo Ciancimino: “Non ho tirato in ballo io De Gennaro”
Massimo Ciancimino in collegamento da Palermo torna sulla questione De Gennaro: ci furono una serie di incartamenti prodotti ad hoc che hanno contribuito a gettare fumo su tutta la vicenda della trattativa. E precisa: “Non ho tirato in ballo io De Gennaro. Sarebbe stato un suicidio. Lungi da me averlo calunniato. De Gennaro era uno dei terminali sempre a conoscenza della trattativa”. Sallusti interviene: “Abbiamo discusso per anni del signor Franco, ma alla fine abbiamo scoperto che Franco era solo un barista”. Travaglio ribatte: “E’ un equivoco clamoroso. Uno che sta 20 anni vicino a Vito Ciancimino non fa il barista, come minimo fa il ministro” (GUARDA IL VIDEO)
Martelli: “Gli anti-corleonesi vincenti grazie alla mafia”
Secondo Claudio Martelli, tutto quello che è accaduto nella vicenda dei rapporti tra Ciancimino e la mafia fa uscire vincente la fazione anti-corleonesi. E l’Italia ha pagato un prezzo altissimo (GUARDA IL VIDEO)
Le vignette di Vauro: dagli scontri polizia-operai Ast alla trattativa Stato-mafia
Con le sue inconfondibili vignette Vauro Senesi racconta la settimana appena trascorsa: dalla testimonianza di Giorgio Napolitano per il processo della trattativa Stato-mafia al governo Renzi fino agli incidenti accaduti a Roma tra polizia e gli operai Acciai Speciali di Terni (Ast) (GUARDA IL VIDEO)