Multe pari ad almeno il 15% del valore delle vendite alle aziende che fanno cartello per influenzare il livello dei prezzi. Con possibilità di raddoppio nei casi più gravi e ulteriori aumenti se l’impresa aggrava la propria posizione ostacolando l’attività dell’authority e se ha “promosso” o organizzato il cartello stesso. Pugno duro dell’Antitrust sulle sanzioni: l’Autorità ha pubblicato le nuove linee guida per la quantificazione delle multe, con l’obiettivo di aumentarne “l’efficacia deterrente”. Cioè scoraggiare i vigilati dalla tentazione di violare, a scapito dei consumatori, le norme che tutelano la concorrenza del mercato. Oggi a regolare la materia è una legge del 1990 che stabilisce solo il limite massimo, pari al 10% del fatturato realizzato l’anno prima. Da ora in poi, invece, ci saranno anche soglie minime. Il che ridurrà anche il rischio che i Tar e il Consiglio di Stato, a cui i sanzionati possono fare ricorso, in assenza di parametri chiari “limino” la sanzione. Ma la novità non tocca, come fa notare il Movimento consumatori, il capitolo delle multe per pratiche commerciali scorrette e clausole vessatorie inserite nei contratti.

Le aziende colpevoli di essersi accordate per fissare illecitamente i prezzi, limitare la produzione e/o spartirsi il mercato dovranno, quando scoperte, pagare almeno il 15% del valore delle vendite “interessate dalla condotta illecita“, perché quei comportamenti “costituiscono le infrazioni più gravi alle regole di concorrenza”. La percentuale potrà arrivare fino al 30%. In più, l’Autorità potrà aggiungere all’importo una somma supplementare (entry fee) compresa tra il 15 e il 25% del valore delle vendite dei beni e servizi oggetto dell’infrazione. E, nella quantificazione del dovuto, terrà conto anche della durata del reato: “L’importo ottenuto verrà moltiplicato per il numero di anni di partecipazione all’infrazione”.

Non solo: per garantire che la multa sia proporzionale alla dimensione dell’impresa, nel nuovo regime sanzionatorio l’Antitrust prevede anche la possibilità di incrementare la sanzione fino al 50% se la società realizza un fatturato totale, a livello mondiale, particolarmente elevato rispetto al valore delle vendite dei beni o servizi oggetto dell’infrazione. Oppure se appartiene a un gruppo di “significative dimensioni economiche”. Prevista anche la possibilità di incrementare ulteriormente la sanzione in base all’importo degli utili illeciti realizzati dall’impresa. Infine la somma potrà essere aumentata fino al 100% nel caso in cui l’azienda che finisce nel mirino dell’Antitrust sia recidiva. Verranno invece ammesse come attenuanti l’adozione e effettiva applicazione di uno specifico programma di adesione alle norme (in gergo compliance) e la disponibilità a dare informazioni ritenute decisive per l’accertamento di un’altra infrazione diversa da quella oggetto dell’accertamento. In questi casi le multe potranno essere ridotte.

Il Movimento consumatori ha espresso “apprezzamento” per il lavoro dell’Antitrust. Secondo il segretario generale Alessandro Mostaccio le linee guida sono “uno strumento efficace che ben coniuga le esigenze di trasparenza con il principio di legalità” e “particolarmente positiva è la specifica previsione di un aumento fino al 100% dell’importo base, in caso di recidiva specifica”, mentre è “molto delicata l’introduzione di una specifica circostanza attenuante, in caso l’azienda fornisca informazioni utili ad individuare ulteriori e diverse violazioni”. Mostaccio chiede poi che “a breve si adotti uno strumento altrettanto utile per le pratiche commerciali scorrette e per le clausole vessatorie che danneggiano fortemente i consumatori”.

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