Ha avuto relazioni con uomini vicini a Cosa Nostra, che però non bastano per portarlo a processo per concorso esterno alla mafia: non è provato infatti che Renato Schifani fosse consapevole della caratura criminale dei suoi interlocutori, e anche se lo fosse quei fatti sono comunque troppo lontani nel tempo, e quindi già prescritti. Con queste motivazioni il gip Vittorio Anania ha archiviato l’indagine per concorso esterno alla mafia a carico di Renato Schifani. “In definitiva sono emerse talune relazioni con personaggi inseriti nell’ambiente mafioso o vicini a detto ambiente nel periodo in cui lo Schifani era attivamente impegnato nella sua attività di legale civilista ed esperto in diritto amministrativo” fa notare il gip, accogliendo la richiesta d’archiviazione avanzata dai pm Nino Di Matteo e Paolo Guido. Quelle relazioni pericolose intrattenute dall’ex presidente del Senato, secondo Anania, però “non assumono un livello probatorio minimo per sostenere un’accusa in giudizio tanto più che, a prescindere dalla consapevolezza dell’indagato dell’effettiva caratura mafiosa dei suoi interlocutori, tali condotte si collocano per lo più in un periodo ormai lontano nel tempo (primi degli anni ’90) fatti per i quali opererebbe, in ogni caso, la prescrizione”.
Emerse talune relazioni con personaggi inseriti nell’ambiente mafioso … non assumono un livello probatorio minimo per sostenere un’accusa in giudizio
I pm avevano già chiesto di archiviare l’indagine a carico del senatore del Nuovo Centro Destra nel settembre 2013, ma il gip Piergiorgio Morosini (oggi eletto al Csm) aveva respinto la richiesta ordinando nuove indagini. Tra l’ottobre e il novembre del 2013, quindi, i pm interrogano due collaboratori di giustizia, Salvatore Lanzalaco e Pietro La Chiusa. “Entrambi furono a diverso titolo (il Lanzalaco quale tecnico progettista e il La Chiusa quale imprenditore partecipante all’Ati aggiudicataria dei lavori) protagonisti dell’imponente appalto per la cosiddetta metanizzazione della città di Palermo” spiegano i pm nella richiesta d’archiviazione poi accolta dal gip Anania. È proprio Lanzalaco a riferire agli investigatori il ruolo che avrebbe giocato Schifani, all’epoca soltanto un avvocato, nell’appalto per la metanizzazione del capoluogo siciliano.
A prescindere dalla consapevolezza dell’indagato… tali condotte si collocano per lo più in un periodo ormai lontano nel tempo
“Lanzalaco e La Chiusa – si legge sempre nella richiesta d’archiviazione – hanno riferito e descritto il ruolo cruciale svolto dall’odierno indagato (allora nella veste di legale dell’ente appaltante) in primo luogo nel condizionamento della gara per favorire l’aggiudicazione all’Ati già prescelta e, nelle fasi successive, nella individuazione delle singole ditte che, secondo le indicazioni delle famiglie mafiose competenti per territorio, avrebbero dovuto eseguire i lavori in sub appalto o essere comunque coinvolte attraverso le forniture di beni o servizi”. Secondo Lanzalaco, poi, lo stesso Schifani gli avrebbe fornito l’elenco delle ditte che per volere delle famiglie mafiose palermitane avrebbero dovuto aggiudicarsi i lavori in sub appalto della gigantesca opera pubblica. “Schifani – spiegano i pm – gli avrebbe fornito appunti manoscritti, alcuni asseritamente redatti dallo stesso Schifani, contenenti l’elencazione delle ditte cui assegnare il sub appalto secondo le indicazioni ricevute dalle famiglie mafiose”. Le verifiche degli inquirenti però non hanno portato altro: mai trovati gli appunti con l’elenco delle ditte scritto dall’ex presidente di Palazzo Madama. Anche perché i fatti raccontati da Lanzalaco, in ogni caso, si riferiscono ad un periodo di tempo che va dalla fine degli anni ’80 ai primissimi anni ’90: e quindi il reato di concorso esterno si sarebbe già prescritto. “Conclusivamente – scrivono i pm – quest’ufficio ritiene che, con riferimento alle condotte collocabili temporalmente sino a metà degli anni ’90, l’azione penale non potrebbe comunque essere utilmente esercitata in ragione della intervenuta estinzione del reato per prescrizione”. Una valutazione accolta da Anania, che quindi ha archivato l’indagine a carico di Schifani.