Sembravano su posizioni opposte, ora fanno fronte comune. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco si scoprono alleati nella ricerca di una maggiore flessibilità sui conti pubblici. Teatro della riconciliazione la celebrazione della novantesima Giornata mondiale del risparmio nella sede dell’Acri, la lobby delle fondazioni bancarie. Dal palco il numero uno di via Nazionale ha infatti sposato in pieno la linea del governo Renzi, che ha promesso all’Europa di dedicare 4,5 miliardi alla riduzione del deficit ma non ha rivisto la decisione di rinviare il pareggio di bilancio al 2017. “Data l’eccezionale durata e profondità della fase recessiva”, è stato “opportuno” “rendere più graduale il processo di riequilibrio dei conti pubblici, perseguendo al tempo stesso una strategia di riforma volta a innalzare il potenziale sviluppo del Paese”. Anche se naturalmente, ha chiarito il governatore, “la rapida definizione di tutti gli aspetti di questa strategia e l’attuazione dei singoli interventi nei tempi previsti sono indispensabili per il recupero di fiducia nelle prospettive della nostra economia”.
Un nuovo corso, insomma, rispetto alle prese di posizione dei mesi scorsi. Infatti a marzo Visco ha avvertito che la politica di bilancio “deve garantire la sostenibilità del debito e il pieno accesso al mercato” e in aprile ha criticato l’aumento della tassazione sulle plusvalenze bancarie deciso dal governo Renzi per finanziare il bonus Irpef da 80 euro, dicendo che avrebbe avuto un impatto negativo sul credito. A settembre, intervistato da Repubblica, ha poi ammonito sul fatto che il tempo per fare le riforme in Italia stava finendo. Un ultimatum che suscitato l’immediata replica di Padoan: “Abbiamo abbastanza tempo” e “siamo capacissimi” di farle, ha risposto il ministro dal Forum Ambrosetti di Cernobbio.
La visione di Visco, con il tempo, si è ammorbidita. Tanto che venerdì ha accesso semaforo verde anche per la richiesta di flessibilità alla Ue: sono permesse “deviazioni temporanee dagli obiettivi di bilancio in caso di eventi fuori controllo e recessioni severe”, ha ricordato. Questo nonostante due giorni fa il commissario Ue agli Affari economici e futuro vicepresidente della Commissione Juncker, Jyrki Katainen, abbia avvertito che, anche se la situazione economica è cambiata, “non possiamo cambiare retroattivamente gli impegni presi”. Il governatore è invece a favore di una interpretazione non “inutilmente restrittiva” delle regole, che “offrono margini per conciliare disciplina di bilancio e sostegno alla crescita”. D’altronde, ha detto, anche “il Consiglio Ue dello scorso giugno ha sottolineato l’importanza di sfruttare al meglio la flessibilità già ora insita nel patto di stabilità”.
Poi la difesa d’ufficio delle banche italiane, di cui già domenica, dopo i risultati degli stress test europei, Bankitalia ha preso le parti sostenendo che sono state penalizzate dai criteri adottati nella valutazione. Secondo Visco gli esiti “mostrano una solidità complessiva dei bilanci delle banche oggetto dell’esercizio” e “questo giudizio vale anche per il sistema bancario italiano”. La cui tenuta, per il governatore, è il risultato dell’”azione della vigilanza sull’adeguatezza degli accantonamenti sui prestiti deteriorati, della prudenza adottata dalle banche nella predisposizione dei bilanci del 2013, delle ulteriori azioni di rafforzamento, fortemente incoraggiate dalla Banca d’Italia, varate quest’anno. Al contrario quanto accaduto negli ultimi anni in molti paesi europei, non vi sono stati significativi interventi di ricapitalizzazione con fondi pubblici”. In pratica per Visco l’unico punto debole del sistema è costituito dall’ammontare dei crediti deteriorati, “la cui crescita sta ancora proseguendo, anche se a ritmi attenuati rispetto a quelli degli scorsi anni” e la cui consistenza “può essere ridotta attraverso politiche attive di gestione e di recupero, certamente più agevoli in un migliore contesto macroeconomico, e con cessioni in blocco di attività deteriorate, che andranno favorite da un ulteriore innalzamento dei loro tassi di copertura”.
Padoan, dal canto suo, dopo aver affermato che “gli operatori e i mercati hanno bene accolto la legge di stabilità, orientata al sostegno della crescita”, ha ricambiato le cortesie sui conti pubblici attestando che il sistema bancario italiano è “solido e privo di rischi” e le valutazioni della Bce ne “hanno confermato la complessiva resilienza, nonostante l’impatto della crisi finanziaria e di una recessione prolungata”.
Ovviamente d’accordo il presidente dell’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli, tornato a chiedere che gli istituti italiani non siano “penalizzati rispetto a quelli stranieri che, invece, privilegiano la finanza speculativa”. Patuelli ha sollecitato “attenzione da parte delle istituzioni per avere uguali condizioni competitive per attrarre stabilmente capitali di risparmiatori e di investitori istituzionali che sono presupposti indispensabili per una ripresa duratura”. Se non fosse chiaro, “la legislazione concernente le banche deve convergere verso norme identiche, conseguenti alla nascita dell’unione bancaria europea”.