Tra le accuse anche "l'uso delittuoso di materie esplosive o gas velenosi e incitazione all'entrata, alla partenza o al soggiorno illegali". Intanto, a ovest di Baghdad è stata scoperta una fossa comune con 100 uomini appartenenti a una tribù locale
Stavano preparando un attacco terroristico in Europa, proprio alle porte dell’Italia, in Svizzera. Tre presunti attentatori iracheni, tra i 28 e i 33 anni, e sostenitori dello Stato Islamico sono stati arrestati dalla Procura svizzera e si trovano, adesso, in carcerazione preventiva, fino a marzo, nel carcere di Berna. Una versione, quella ipotizzata dagli investigatori elvetici, che se venisse confermata riporterebbe d’attualità il pericolo dei cosiddetti “lupi solitari”, singole persone o piccoli gruppi indipendenti che, estremizzatisi attraverso la propaganda online, tentano di compiere attentati contro l’Occidente in nome dell’autoproclamato califfato. Stato Islamico che, intanto, continua la sua persecuzione nei confronti di oppositori e “infedeli”: centinaia di uomini appartenenti alla tribù Albonemer, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Anadolu, che si battevano per impedire l’espansione dei territori comandati dal califfo, Abu Bakr al-Baghdadi, sono stati trovati sepolti in una grande fossa comune a Heet, 130 chilometri a ovest di Baghdad.
Procura svizzera: “I terroristi volevano usare gas tossici”
La notizia riguardante i tre sospetti attentatori era stata diffusa in settembre da alcuni media nazionali, ma non aveva mai ricevuto una conferma ufficiale “per non compromettere l’esito delle indagini in corso nel nostro paese e all’estero”, si legge in un comunicato delle autorità. “Nel mirino delle attività investigative in corso vi erano eventuali complici e collegamenti in Svizzera e all’estero”, fanno sapere gli 007 svizzeri che hanno indagato i tre uomini per sostegno allo Stato Islamico e, tra le altre accuse, anche per “uso delittuoso di materie esplosive o gas velenosi e incitazione all’entrata, alla partenza o al soggiorno illegali”.
L’inchiesta era partita a marzo, quando i servizi segreti svizzeri (Sic), che avevano ricevuto una “soffiata da un’intelligence amica”, hanno trasmesso informazioni alla Polizia giudiziaria federale riguardo i tre sospettati. Questi si sono subito mossi per chiedere assistenza ai vari partner europei per svolgere le investigazioni e verificare se ci fosse un flusso di simpatizzanti dell’Isis che si muovevano da e per il paese. Le forze dell’ordine svizzere si sono confrontate e hanno collaborato anche con gli Stati Uniti.
La singolarità della notizia sta nel fatto che la progettazione e la preparazione di un eventuale attentato si svolgeva in Svizzera: uno stato che non fa parte di nessuna coalizione anti-Isis e storicamente neutrale. Questo fa pensare che il Paese vicino di casa dell’Italia fosse solo una base all’interno della quale operare proprio perché un attacco contro di esso era imprevedibile.
Centinaia di uomini sepolti in fosse comuni irachene
Cento uomini della tribù Albonemer sono stati giustiziati dai jihadisti dello Stato Islamico e gettati in una fossa comune a Heet, a 130 chilometri a ovest di Baghdad, per ritorsione contro il tentativo di contenere l’avanzata dei miliziani del califfato. Gli uomini, tutti tra i 18 e i 55 anni, mostrerebbero segni di pallottola in entrata da distanza ravvicinata, il che fa pensare a una vera e propria esecuzione di massa. Il comandante delle operazioni di Anbar, Rashid Falih, intervistato dalla stessa agenzia, ha dichiarato che gli uomini giustiziati in un solo giorno dagli uomini di al-Baghdadi sarebbero circa 250. Gli altri 150 si troverebbero in un’altra fossa comune a Ramadi, nella provincia di Anbar.