I video rivolti agli occidentali e diffusi su Internet dallo Stato Islamico adottano tecniche di ripresa, montaggio e grafiche che si adattano agli occhi dei simpatizzanti europei e americani. Così gli uomini del califfo sono riusciti a reclutare oltre 15mila foreign fighters
Sono oltre 30mila, secondo l’intelligence americana, i combattenti fedeli all’autoproclamato califfato islamico di Abu Bakr al-Baghdadi. Migliaia di persone raggiunte da un unico messaggio: la jihad è l’unica via voluta da Dio. Un’opera di propaganda mediatica senza precedenti per un movimento terroristico, che ha portato anche 3mila foreign fighters europei (dei 15mila totali stimati dall’Onu, ndr) a scegliere la strada del califfato. Un progetto comunicativo rivolto ai “fedeli”, ai membri di altri gruppi terroristici ma anche, e soprattutto, al mondo non musulmano. Al-Hayat, Asawirti Media, Al-Furqan Media, Fursan Al-Balagh Media, Al-Ghuraba Media e al-Malahem Media sono alcune delle diverse case di produzione che sfornano video di propaganda con montaggi talmente curati da farli sembrare delle clip hollywoodiane o dei videogiochi di guerra di ultima generazione: la Call of Duty jihad.
Il rapper tedesco diventato il “regista” della jihad
Una delle case di produzione più conosciute dal ‘pubblico’ occidentale è al-Hayat. E’ questa che ha prodoto e diffuso le clip di propaganda, reclutamento e minacce indirizzate all’occidente, come il film dell’Isis “Flames of War”, fiamme di guerra. La storia di al-Hayat non inizia, però, in qualche paese arabo o mediorientale, ma in Germania, per la precisione a Kreuzberg, un quartiere di Berlino sud dove è nato e cresciuto il rapper tedesco di padre ghanese, Denis Mamadou Gerhard Cuspert, in arte Deso Dogg. Il giovane artista cerca di trovare spazio nella scena rap tedesca, anche con buoni risultati, ma nel 2010 ha una folgorazione: si converte all’Islam, cambia il nome in Abou Maleeq, e, un anno dopo, come riporta il New York Times, si affilia a una cellula di AlQaeda in Egitto, iniziando da subito a occuparsi di propaganda.
Del suo arruolamento tra i ribelli siriani si ha notizia solo nel 2013, quando Cuspert compare in un video in compagnia dei miliziani impegnati a combattere il regime di Bashar al-Assad. I media tedeschi hanno scritto della morte dell’ex rapper nell’aprile 2014, dopo un attacco suicida del Fronte al-Nusra, anche se gli ultimi post da quello che sembra essere il suo profilo Twitter sono datati 22 giugno 2014. Giusto in tempo, secondo il Memri, il Middle east media research institute, per lanciare, a maggio, il primo video della sua nuova creazione: al-Hayat. La casa di produzione diffonde filmati tradotti in tedesco, inglese, francese e, in alcuni casi, in molte altre lingue europee e destinati esclusivamente al pubblico occidentale, in cui si invita i fedeli a seguire la strada del jihad. Un esempio è “There’s no life without jihad”, non c’è vita senza jihad, in cui si ha l’ultima apparizione video di Cuspert.
Le numerose case di produzione collegate all’Isis studiano meticolosamente i propri messaggi, adattando forma e contenuti al pubblico a cui si rivolgono. Per questo motivo le ultime due decapitazioni di David Haines e Alan Henning, come il terzo e il quarto episodio di “Lend me your ears”, la serie di filmati in cui il prigioniero britannico John Cantlie espone il punto di vista dello Stato Islamico, sono stati lanciati nel web da al-Furqan in un orario che potesse coprire la giornata europea (in Italia erano le 24.00 per Haines e le 22.00 per Henning e Cantlie, ndr) e americana. Al-Hayat ha deciso di adottare una tecnica di ripresa e montaggio di alta qualità: una via di mezzo tra un film di Robert Rodriguez o di Quentin Tarantino e un videogame di guerra. Uno stile più adatto a un occhio occidentale. Gli operatori e i montatori sono dei professionisti e le attrezzature di prima qualità, con clip che mostrano grandi esempi di riprese video in prima linea e un montaggio meticoloso che ricorre spesso all’uso di grafiche ed effetti speciali. Niente a che vedere con i videotape diffusi da Al Qaeda dopo l’attentato al World Trade Center dell’11 settembre 2001, o i filmati dello stesso Stato Islamico destinati al pubblico arabo o mediorientale. I jihadisti, poi, puntano molto sull’efficacia e la diffusione del messaggio, tanto che Al-Hayat ha messo a disposizione il proprio archivio, dove si possono trovare tutti i video prodotti e i magazine realizzati.
Anche gli altri gruppi terroristici seguono al-Hayat
Il triste successo mediatico della casa di produzione fondata dall’ex rapper tedesco attira l’attenzione anche di altri gruppi jihadisti mondiali. La propaganda riesce ad attrarre membri di AlQaeda, Boko Haram, i movimenti islamici estremisti uzbeki e dei Taliban pakistani e afgani, che giurano fedeltà al nuovo califfato e, in alcuni casi, cercano di imitare in video le “imprese” dei miliziani in nero. Tristemente noto è il filmato della decapitazione di Hervè Gourdel, diffuso dal gruppo Jund-al-Khilafa, una costola di Al Qaeda nel Maghreb che, però, vorrebbe unirsi alla lotta dei jihadisti di al-Baghdadi. La qualità del video è molto bassa, come nel resto dei filmati diffusi dall’organizzazione terroristica guidata dal dottore egiziano, Ayman al-Zawahiri, ma l’uccisione riprende lo stile del boia dell’Isis John.
La volontà di dichiarare la propria fedeltà all’idea di al-Baghdadi ha portato nuovamente di fronte alla telecamera anche Abubakar Shekau, leader del gruppo nigeriano Boko Haram che i militari africani dichiararono morto durante una battaglia tra il 12 e il 14 settembre, e che ora promette la costituzione di un califfato islamico in Nigeria.