Cassio, nel Giulio Cesare, afferma: «La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi, se restiamo degli schiavi» (W. Shakespeare). Il ribelle non contempla gli astri, ma ribalta il cielo, facendo del suolo e del presente il campo stellato della sua lotta: «È deciso ad opporre resistenza, il suo intento è dare battaglia, sia pure disperata» (E. Jünger).
La forma del mondo, oggi, è la merce: ogni cosa è acquistabile, ogni vita è vendibile. La forma mentis dell’uomo, oggi, è il pensare il mondo-come-merce come il solo mondo possibile. L’uomo, oggi, si adatta in maniera conformistica, accetta l’esistente invece di criticarlo ed emendarlo. Come uno zombie, inebetito, vede tramontare la capacità di pensare un panorama diverso rispetto a quello tecno-economico. L’uomo non dice «no»: non tanto per mancanza di coraggio o forza, ma perché è incapace di pensare il «no». L’uomo è come la macchina del capitale: automatico e fatalista. Mentre la vita lo abbandona, docile e passivo esegue il suo compito, le sue operazioni: fino a quando, antiquato, lento, inefficiente e superato, sarà gettato nella discarica degli inutili e dei falliti.
Diego Fusaro, Lorenzo Vitelli e Sebastiano Caputo provano a delineare un pensiero altro rispetto al cattivo vangelo tecno-mercatista. Il loro è un Pensiero in rivolta (Barney, Siena 2014): dissidente, critico dell’ideologia finanziaria e del carattere spesso illusorio delle democrazie occidentali, sostenitore della supremazia dello stato sul mercato, delle libere nazioni contro una dispotica globalizzazione.
Se la società globale è il nuovo stato totalitario, abbiamo bisogno di una nuova Resistenza.
Diego Fusaro – Lorenzo Vitelli – Sebastiano Caputo, Pensiero in rivolta. Dissidenza e spirito di scissione, Barney Edizioni, Siena 2014