A due settimane dall’occupazione dello stabilimento di Valsamoggia a Crespellano (provincia di Bologna), venerdì 31 ottobre il sit-in degli operai della Titan si è spostato sotto le torri della Regione Emilia Romagna. Un trasferimento momentaneo, in occasione del primo tavolo di trattativa avviato tra dirigenti della multinazionale e delegati Fiom, per cercare di aprire uno spiraglio sul futuro dei 186 dipendenti in bilico. Durante il vertice, durato oltre 4 ore, sono stati definiti alcuni nodi da sciogliere. L’obiettivo, si legge nel verbale, è avviare un dialogo per trovare “una soluzione condivisa” tra proprietà e sindacati su tre punti: “Il piano industriale di Titan Italia, il ruolo del sito di Bologna e una soluzione condivisa delle criticità occupazionali esistenti in entrambi gli stabilimenti”.
Ed è su questi tre temi che nelle prossime settimane si aprirà un braccio di ferro tra la multinazionale americana e il sindacato delle tute blu. Finora la Fiom si è dimostrata pronta a dare battaglia, pur di conservare i posti di lavoro ed evitare la chiusura dello stabilimento della Valsamoggia. Dal 17 ottobre, infatti, dai cancelli della Titan non esce nulla, grazie al presidio degli operai che stanno di guardia da mattina a sera, domeniche e festivi compresi. In ballo c’è il destino di quasi 200 persone: l’azienda ha annunciato 75 esuberi e 62 trasferimenti a Finale Emilia, in provincia di Modena, dove c’è un’altra sede. Mentre altri 56 dipendenti dovrebbero restare nel bolognese.
All’incontro in Regione hanno partecipato, tra gli altri, il segretario regionale della Fiom Bruno Papignani, la presidente della Titan Italia, Maria Cecilia La Manna, l’assessore regionale alle attività produttive, Luciano Vecchi, e la vicepresidente della Regione, Simonetta Saliera. E se parte degli operai sono rimasti in fabbrica a controllare i cancelli, altri, una quarantina, muniti di tamburi, striscioni e bandiere, hanno invece voluto aspettare l’esito della riunione sotto le torri di viale Aldo Moro, dando vita a una protesta rumorosa ma pacifica.
Nei giorni scorsi avevano anche inviato anche una lettera al presidente del Consiglio Matteo Renzi, che è stato a Crespellano il 10 ottobre scorso. “Abbiamo invitato il Presidente del Consiglio a venire in fabbrica e a vedere cosa sta succedendo nel Paese reale, perché un Governo non può essere indifferente o, peggio ancora complice, delle scelte di multinazionali che decidono, senza discutere con nessuno dei soggetti coinvolti, di cancellare interi siti industriali e posti di lavoro, impoverendo il territorio dove per anni si sono continuati a fare utili”.