Come aveva già annunciato dopo l'atto firmato dal sindaco, Giuseppe Pecoraro ha ordinato di invalidare le firme del primo cittadino. Ma Marino aveva già promesso ricorso in tutte le sedi possibili
Il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, ha inviato al sindaco della capitale, Ignazio Marino, l’atto per l’annullamento delle trascrizioni dei 16 matrimoni gay contratti all’estero. Una decisione che rinnova lo scontro tra Pecoraro e il primo cittadino, con il secondo che, a metà ottobre, aveva sfidato la circolare del ministero dell’Interno trascrivendo, in Campidoglio, i matrimoni delle coppie omosessuali.
L’intento di Marino era quello di sensibilizzare la città sulla questione delle unioni omosessuali: “Oggi – disse il sindaco nell’occasione – è un giorno speciale per molti di voi ma lo è anche per me e per Roma. Anche se dobbiamo fare tanta strada perché questo diventi un giorno normale”. La scelta di Marino, però, non era andata giù al prefetto, che aveva già annunciato l’annullamento dell’atto: “Cancelli le trascrizioni altrimenti sarò costretto io a farlo per legge”, aveva dichiarato.
Pronta la risposta di Marino che, però, aveva già annunciato la prosecuzione della sua battaglia che, in caso di blocco, non si sarebbe fermata: “Se il prefetto annullerà la trascrizione chiederò i pareri legali per comprendere la legittimità di un eventuale annullamento”, aveva detto, ribadendo che avrebbe difeso la sua posizione in qualsiasi sede, anche di fronte all’Unione Europea. Sulla stessa linea anche le 16 coppie coinvolte, che si dicono disposte a ricorrere dal Tar fino alla Corte europea dei diritti dell’uomo per “vedere riconosciuto un nostro diritto”.