La squadra di Donadoni perdeva da sei partite consecutive, ma con una prestazione fatta di cuore e tecnica l'impresa è riuscita. E ora la panchina di Mazzarri torna in discussione
Il Parma perdeva da sei partite di fila, aveva fatto punti solo contro il Chievo Verona, non era mai riuscito a mantenere inviolata la sua porta. In un sol colpo l’Inter cancella ogni statistica e risolve la crisi della squadra di Donadoni. Al Tardini i padroni di casa vincono 2-0, grazie alla doppietta di un terzino (De Ceglie) e una prova di cuore e determinazione che palesa dal primo all’ultimo minuto tutti i limiti imbarazzanti della truppa di Mazzarri: tattici e tecnici, di qualità e condizione, ovviamente psicologici. Il Parma, invece, torna al successo ripartendo dalle basi. Dall’umiltà di una squadra che riconosce di essere in difficoltà estrema, abdica al possesso palla e punta tutto sull’intensità. Difesa, pressing, contropiede. Sempre col coltello tra i denti, senza tirare mai indietro la gamba con un’aggressività al limite dell’intimidazione (che Rizzoli lascia correre forse un po’ troppo).
Un canovaccio da provinciale in cerca di salvezza: quello che i ducali sono diventati. E funziona. Anche perché la partita si mette subito come meglio non potrebbe per la squadra di Donadoni, già al 5’, grazie a De Ceglie: Dodò lascia troppo spazio al cross di Rispoli, bucano Vidic e Ranocchia, Obi sbaglia la diagonale, Handanovic accenna solo l’uscita. Un pasticcio generale, insomma, fotografia precisa di una difesa fragile e distratta. Ma i problemi dell’Inter non finiscono qui. Manca proprio un’idea di gioco ai nerazzurri, solo Kovacic è in grado di dare un minimo di qualità (ma spesso si smarrisce). Anche perché a destra Obi è fuori ruolo, e la manovra di Mazzarri perde anche una delle due fasce come sbocco. Davanti Icardi è passivo mentre Palacio gira troppo a largo, un po’ per procurarsi palloni giocabili, un po’ forse per tenersi lontano dall’area avversaria e dalla paura di sbagliare ancora sotto porta (come accadrà nel momento decisivo del match). Così il primo tempo scivola via senza emozioni, con un’Inter inguardabile che fatica terribilmente anche nel giro palla, e crea nulla se si eccettua un colpo di testa di Obi salvato sulla linea.
Nella ripresa Mazzarri è costretto a buttare dentro il convalescente Hernanes al posto di Obi: le alternative del resto scarseggiano, in panchina ci sono solo il difensore Andreolli e ragazzini della primavera, oltre al brasiliano). Ranocchia scala terzino nella difesa a quattro, il tecnico livornese rinnega persino la sua fede dogmatica nel 3-5-2. Ne viene fuori un caos tattico a cui l’Inter se non altro ha il merito di abbinare finalmente un po’ d’intensità. L’occasione per il pareggio, però, capita sui piedi sbagliati, quelli dell’irriconoscibile Palacio che spara in tribuna da buona posizione. Manca anche un pizzico di fortuna, quando la conclusione deviata di Kovacic finisce sul palo. Ma la fortuna, almeno stasera, premia chi lo merita. Ovvero il Parma, che trova il raddoppio proprio nel momento più difficile, ancora con De Ceglie bravo ad approfittare di un rimpallo.
La partita finisce qui, perché i nerazzurri tramortiti non hanno più la forza di reagire, e anzi prestano il fianco alle ripartenze dei padroni di casa, che potrebbero dilagare. L’ingresso del giovane Federico Bonazzoli, classe ’97 che farà parlare molto di sé, è solo un lumicino di speranza per il futuro. Oggi il Parma conquista meritatamente i tre punti, ossigeno puro per una classifica che da stasera non li vede più all’ultimo posto: giocando sempre così la salvezza è possibile. Mentre in casa nerazzurra la disfatta del Tardini fa riesplodere la crisi: il terzo posto si allontana, Mazzarri torna in discussione. L’Inter è di nuovo malata. O forse non era mai guarita.