Hanno già in tasca da tempo il biglietto per un viaggio speciale, mai organizzato finora da alcun tour operator. Sono più di 800, tra loro star di Hollywood, come Tom Hanks, Angelina Jolie, Leonardo Di Caprio, Brad Pitt, o celebri scienziati come il cosmologo Stephen Hawking. Tra i pochi che possono permettersi di spendere 250mila dollari per osservare la curvatura della Terra al di là dell’atmosfera e fluttuare per alcuni minuti in condizioni di microgravità. Speravano di partire già il prossimo anno. Ma non si sa quando dovranno ancora aspettare, all’indomani dell’incidente alla navetta della Virgin Galactic, Space Ship Two, precipitata nel deserto del Mojave, in California, nel corso di un test di volo che ha provocato la morte di uno dei due piloti.

Non è la prima volta che il sogno di portare turisti nello spazio del miliardario Richard Branson, il patron dell’etichetta discografica Virgin, è costretto a fare i conti con incidenti e ritardi. Nel 2004 crea un sito web per raccogliere le prime prenotazioni. Che fioccano, tanto da mandarlo subito in tilt. Ma tre anni dopo, nel luglio del 2007, arriva il primo stop. L’esplosione, stavolta a terra, di una tanica di carburante provoca la morte di tre persone. Nel 2011 un altro infortunio: un malfunzionamento alla navicella durante la fase di rientro. Solo il pronto intervento dei piloti evita la tragedia. Due anni dopo ancora uno stop, legato all’utilizzo dello spazioporto costruito nel New Mexico come base di lancio per i collaudi.

“Quel che è successo ieri era purtroppo prevedibile e inevitabile”, sottolinea Tom Bower, biografo di Branson che, intervistato dalla Bbc, afferma di aver sentito alcuni ingegneri del progetto lamentarsi per la sicurezza della navicella, considerata “molto pericolosa”. “È stato il primo volo con un nuovo tipo di carburante e qualche cosa dev’essere andato storto – gli fa eco, sempre sulla tv britannica, Tim O’Brien, astronomo del Jodrell Bank Observatory – Si tratta di un’impresa complessa e pericolosa, ma è difficile pensare a un futuro in cui gli esseri umani non viaggino nello spazio”.

Richard Branson, infatti, ha subito dichiarato di voler andare avanti con il suo progetto, malgrado lo stop forzato dovuto all’incidente nei cieli della California. Lo stesso patron della Virgin ha più volte dichiarato di esser fermamente intenzionato a prender parte, insieme ai figli, al volo inaugurale. “La mia più grande preoccupazione è il rientro sulla Terra. La Nasa ha perso il 3% dei propri astronauti, ma una compagnia privata come la nostra – ha più volte commentato con imprudenza il tycoon britannico – non può permettersi di perdere nessuno”.

Chi, invece, lo spazio lo conosce bene per essere stato il comandante della Stazione spaziale internazionale, Chris Hadfield, ha un’altra idea dell’esplorazione al di fuori dell’atmosfera terrestre. “È un errore considerare questi viaggi voli spaziali. Chi ha già comprato i biglietti forse pensa di fare come Sandra Bullock (nel film Gravity ndr). Invece – spiega l’astronauta sul Guardian – andrà su per pochi minuti, darà una breve sbirciata all’orizzonte, alla curvatura del Pianeta e allo spazio nero, per poi ridiscendere. Non so – conclude Hadfield – se tutto questo valga un quarto di milione di dollari”.

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