Cultura

Maccio Capatonda: in arrivo il suo primo film. “La triste storia di Giulio Verme”

Le vicende di un ambientalista milanese oltranzista prossimo alla depressione e anche ai 40 anni. Avvilito, con tanta rabbia sorda addosso, Verme incontra sempre maggiori difficoltà a socializzare con i colleghi di lavoro, i vicini di casa, i familiari, e persino con la fidanzata Franca

di Maurizio Di Fazio

Sta per succedere. E c’è già chi scommette su un nuovo effetto sbanca-botteghini, alla Checco Zalone. Maccio Capatonda, al secolo Marcello Macchia, l’ex fenomeno della Rete tornato su Mtv con un’anfetaminica nuova edizione di “Mario“, è prossimo al suo debutto dietro e davanti la macchina da presa. Non più trailer esilaranti, o corti-gonzi genialoidi ruspanti e “montypythoneschi”; ma un film vero e proprio, “dritto per dritto”, con una sua trama, una serie di personaggi e che farà ridere e sbellicarci dal primo all’ultimo minuto della sua durata. La prova sta, guarda caso, nel trailer già uscito che è un piccolo capolavoro di intelligenza caustica, nonsense contemporaneo e humour nero sociale.

Le riprese di “Italiano Medio” (il titolo è provvisorio) sono ancora in corso e il film dovrebbe uscire poco prima della primavera del 2015. Nel cast, gli inseparabili Herbert Ballerina (Luigi Luciano), Rupert Sciamenna (Franco Mari), Anna Pannocchia (Adelaide Manselli) e Ivo Avido (Enrico Venti), con la partecipazione straordinaria di Nino Frassica. L’opera prima del Maccio nazionale racconterà la triste storia, si fa per dire, di Giulio Verme, un ambientalista milanese oltranzista prossimo alla depressione e anche ai 40 anni. Avvilito, con tanta rabbia sorda addosso, Verme incontra sempre maggiori difficoltà a socializzare con i colleghi di lavoro, i vicini di casa, i familiari, e persino con la fidanzata Franca. Si sente un incompreso. Un quasi-adatto. Il declino sembra ormai implacabile, ma ecco che all’improvviso la sua vita cambia completamente verso, e senso. Accade quando incontra Alfonso, un suo vecchio e inviso compagno di scuola che gli prospetta l’antidoto al suo mal di vivere: una pillola miracolosa capace di fargli usare soltanto il due cento del suo cervello, anziché il 20%. A quel punto tutto migliora. La depressione appare presto un lontano ricordo. Giulio abbandona l’ambientalismo e si dà con tutta l’anima, o meglio, il corpo alle donne, al calcio, al Grande Fratello, alle battute dozzinali e involontariamente demenziali. Diventerà, beatamente, un Italiano Medio, e il vip più famoso d’Italia.

Intanto prosegue, ogni martedì sera su Mtv, la saga di “Mario”, il tg più crazy della tv italiana. Questa” terza” stagione ha avuto inizio con un colpo di scena: Mario ha scoperto di essere figlio di Lord Micidial, ed è stato poi riprogrammato a sua immagine e somiglianza. Cinico, sguaiato “e chi s’è visto s’è visto”. Attorniato dalle sue due “Culine”, Maccio-Mario è adesso sempre su di giri, e il pubblico in studio ne è così entusiasta. Inoltre Ginetto è sceso in politica e s’appresta a vincere le elezioni al grido “Tutti famosi!”, con la sua arma segreta, il pugno di pollice. I fratelli Peluria commentano da casa e si dileggiano tra di loro. Motivator Jim s’è suicidato. “Se sei un uomo perfetto, usa SchwarzenHegel!”, incita uno degli sponsor della trasmissione. Gli inviati Jerry Polemica e Oscar Carogna fanno il loro duro lavoro sul campo, ma il giornalista “Cacacazzi” prova invano a far rinsavire il conduttore, che non è più calvo anzi ostenta una parrucca col codino.

Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda, è originario di Vasto e da ragazzo ha vissuto a Chieti. Inizialmente si è fatto conoscere partecipando a “Mai dire lunedì” e “Mai dire martedì” della Gialappa’s, con le sue rivisitazioni in chiave grottesca di famosi trailer cinematografici. YouTube ne ha presto moltiplicato il boom: sul “Tubo” il mito di Maccio è divampato subito, esponenzialmente. In milioni hanno riso e condiviso le avventure dei vari Padre Maronno, Mariottide, Neri Pupazzo, la famiglia Braciola. Maccio, il comico della generazione multitasking, piace sia a chi usa tutto il venti per cento di cervello, sia a chi si gode il suo due.

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