Nel processo di secondo grado ad Alberto Stasi, imputato assolto due volte dall'accusa di aver ucciso la fidanzata Chiara Poggi, entrano nuove testimonianze e una relazione del Ris di Parma
I graffi, i pedali e l’impronta di una scarpa. Nel processo di secondo grado ad Alberto Stasi, imputato assolto due volte dall’accusa di aver ucciso la fidanzata Chiara Poggi, entrano nuove testimonianze e una relazione del Ris di Parma. Quelle di due militari dell’Arma, quelle dell’amministratore delegato della Atala e di un tecnico delle biciclette e una informativa del Raggruppamento investigazioni scientifiche.
I graffi sulle braccia di Alberto. Sulle braccia di Alberto Stasi c’erano dei vistosi graffi, che risaltavano rispetto alla sua carnagione chiara. Li notarono i due carabinieri che parlarono con il ragazzo all’esterno della villetta dei Poggi in via Pascoli a Garalsco (Pavia), subito dopo l’omicidio di Chiara. I due militari, nel corso del processo, celebrato con rito abbreviato e dunque a porte chiuse, davanti alla Corte d’Assise e d’Appello di Milano, hanno ricostruito quanto avvenne il 13 agosto del 2007. I carabinieri hanno descritto quei segni come “graffi freschi”, ha riferito al termine dell’udienza Paolo Reale, consulente informatico della famiglia Poggi e cugino della vittima. Si trattava di “segni rossi, evidenti rispetto alla carnagione chiara di Alberto”, ha aggiunto Reale, sottolineando che il ragazzo ha raccontato invece che era stato il suo cane a fargli quei segni. Una circostanza, quella dei graffi, che “non è stata messa a verbale”, anche se i carabinieri ne parlarono ai loro superiori che coordinavano le indagini. Dei segni però “non esistono foto” perché le istantanee scattate dopo il delitto ad Alberto “non fanno vedere i graffi, che si trovano all’interno del braccio, ma solo la formazione pilifera sulla maglietta di Stasi”.
I pedali montati sulle biciclette. Al centro della lunga udienza di lunedì 3 novembre, anche la testimonianza dell’amministratore delegato della Atala e di un tecnico delle biciclette, che hanno chiarito che i pedali montati sulla bici bordeaux consegnata da Stasi agli investigatori non sono quelli originali. Al padre del giovane, ora deceduto, che gestiva un’officina a Garlasco, erano state regalate due biciclette, una nel 2004 e una nel 2005, circostanza che secondo Paolo Reale è emersa con chiarezza solo di recente. Non solo. Nell’indagine spunta una terza bici, descritta come una citybike da donna di colore scuro con cambio e portapacchi, che al momento non è ancora stata trovata ma di cui Alberto avrebbe potuto disporre la mattina del delitto.
La relazione del Ris sull’impronta della scarpa. Il consulente informatico e cugino di Chiara ha anche riferito che gli ultimi accertamenti del Ris di Parma hanno accertato che l’impronta di scarpa con i pallini lasciata sul pavimento di casa Poggi corrisponde al “modello Frau numero 42”, lo stesso di Alberto. La difesa ha chiesto di acquisire alcune delle testimonianze raccolte questa estate dal pg Laura Barbaini e nel corso della prossima udienza, fissata per il 13 novembre e dedicata all’audizione di un ultimo testimone, potrebbe depositare una memoria.