In una lettera ai colleghi dell'esecutivo, il ministro per le Riforme e per i Rapporti con il Parlamento avverte che non saranno consentiti colpi di mano. Tutte le proposte alternative dovranno avere l'autorizzazione di Palazzo Chigi
Il governo prova a blindare la legge di Stabilità: non saranno consentiti emendamenti sotto banco che rischiano di snaturare il provvedimento come già avvenuto anche nel recente passato. Parola di Maria Elena Boschi che, in una lettera ai membri dell’esecutivo (la pubblichiamo qui sotto), richiama tutti all’ordine. Basta modifiche non concordate ai decreti che sfigurano l’iniziativa politica del governo e che inevitabilmente mettono in difficoltà Palazzo Chigi con l’opinione pubblica, ma anche con il presidente della Repubblica chiamato a firmare testi rimpinzati in corso d’opera fino all’inverosimile durante l’esame parlamentare. E’ già accaduto troppe volte e su provvedimenti assolutamente qualificanti come lo Sblocca Italia che, proprio a causa di emendamenti non autorizzati, è stato ripetutamente rinviato in commissione per la mancanza delle coperture prescritte.
Alla faccia di Renzi. E così nei giorni scorsi il ministro delle Riforme Costituzionali e per i Rapporti con il Parlamento ha deciso di prendere carta e penna per ricordare che Matteo Renzi, a cui compete la responsabilità dell’indirizzo politico, ci mette la faccia. Ragion per cui ciascun emendamento deve essere concordato, a viso aperto, a Palazzo Chigi, senza possibilità di imboscate in Parlamento. «Tale necessità», scrive Maria Elena Boschi, «si manifesta con particolare evidenza in prossimità delle discussioni parlamentari sul disegno di legge di stabilità, per l’importanza e la complessità dei temi trattati e perchè vi è coinvolta a maggior ragione la fisionomia dell’indirizzo politico del governo».
Non fate gli indiani. Un richiamo al rispetto delle forme, ma soprattutto della sostanza: nessuno provi a fare l’indiano perchè certi trucchetti non sono passati inosservati. «Ciò induce a richiamare ciascuno, compresi i sottosegretari di ogni dicastero, a non indulgere nella pratica di orientare suggestioni ed elaborazioni emendative provenienti dalle amministrazioni attraverso la disponibilità di relatori e di singoli parlamentari». Insomma ministri e sottosegretari non usino i parlamentari di turno per inserire modifiche che non hanno passato il vaglio del governo e che si tenta di far rientrare dalla finestra.
I precedenti. Ma a cosa si riferisce la Boschi? In estate il governo era dovuto intervenire ripetutamente per limare il decreto Competitività diventato una sorta di omnibus anche a causa di emendamenti come quelli per rimuovere il tetto agli stipendi dei manager pubblici, la modifica degli incentivi al fotovoltaico o i limiti riguardanti l’elettrosmog dei ripetitori. Per non parlare, più recentemente, dello Sblocca Italia dove i tentativi bloccati in extremis o alla fine andati a segno hanno messo a rischio addirittura la conversione del decreto.
Ecco la lettera (clicca sulla foto per ingrandire):